
Bologna - Circola in queste ore sui social la locandina della Regione Emilia-Romagna che in merito ai recenti casi di Peste Suina in Piemonte e Liguria invita escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai a segnalare all'Ausl eventuali ritrovamenti di carcasse di cinghiale.
In Emilia-Romagna, regione che ricordiamo fuori dalla zona interessata dall'ordinanza ministeriale, che vieta in 114 comuni di Liguria e Piemonte gran parte delle attività umane nei boschi, tra cui il trekking e il mountain biking, la popolazione viene quindi invitata a collaborare attivamente: «Se vedi un cinghiale morto o i resti del cinghiale stesso (la sua carcassa, oppure le ossa) contatta i servizi veterinari della tua Ausl al numero telefonico dedicato: 051 6092124. La linea è attiva da tempo ed è valida per tutto il territorio regionale» recita la locandina.
L’invito dunque è di telefonare allo 051 6092124 per segnalare il ritrovamento, dopo aver memorizzato la propria posizione geografica e scattato se possibile una foto da poter inviare successivamente ai servizi.
L'iniziativa, possibile perché l'Emilia Romagna è fuori dalla zona dei rinvenimenti, ha subito ricevuto il plauso delle realtà liguri e piemontesi scorate dall'ordinanza che vieta di fatto per 6 mesi l'accesso ai boschi, con notevoli ricadute economiche per le attività presenti sul territorio, tra rifugi, agriturisimi, parchi, guide escursionistiche e non solo.
Ricordiamo però che non sono le singole regioni a decidere le misure da adottare in caso di Peste Suina, bensì sono regole stabilite a livello nazionale e derivate da direttive europee. Le regioni e i comuni possono al limite, indicare alcune aree urbane o limitrofe in cui vi siano delle deroghe.
La peste suina, sebbene non sia pericolosa per l'uomo, è trasmissibile agli animali da allevamento con pesanti conseguenze economiche soprattutto per la filiera dell’agroalimentare. Le attività umane vengono quindi sospese per evitare possibili trasmissioni, che avvengono con la suola delle scarpe, con vestiti, gomme di auto e con cibo contaminato.
Se la malattia dovesse colpire gli allevamenti lombardi ed emiliani, il danno stimato è calcolato in 6 miliardi di euro. In molti però si domandano se sul piatto della bilancia sia giusto dare priorità al fattore economico a discapito del contatto con la natura, che in questi mesi di pandemia da covid è stata una delle poche valvole di sfogo della popolazione. Le risposte non sono semplici, né scontate.
Nei prossimi giorni, intanto, nella zona rossa tra Basso Piemonte e Liguria, verranno effettuate dei controlli mirati per cercare eventuali animali e capire se ci sono possibilità di restringere l'area di infezione o purtroppo se c'è la necessità di allargarla. Di conseguenza si provvederà ad abbattimenti selettivi.
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