World Press Photo a Torino. Bruhan Ozbilici: «sarei morto pur di scattare quella foto»

Burhan Ozbilici, The Associated Press

Torino, 03/11/2017.

19 dicembre 2016, Ankara, l’ambasciatore russo in Turchia viene assassinato di fronte a una platea di giornalisti da un poliziotto, che giura fedeltà allo Stato islamico prima di essere a sua volta ucciso dalla Polizia. A immortalare la rivendicazione del terrorista, sfidando persino il buon senso, c’era il fotografo Burhan Ozbilici. Con quella foto, del cui rischio si rese conto soltanto dopo, il fotoreporter turco ha vinto World Press Photo of the Year 2017, il più prestigioso premio di fotogiornalismo al mondo. Quello scatto è incluso nella mostra che World Press Photo inaugura il 3 novembre al Mastio della Cittadella di Torino, proprio alla presenza di Ozbilici. L’esposizione, composta da 150 immagini che sono state premiate dal 1955 a oggi, resterà visitabile fino al 26 novembre.

Ogni anno migliaia di fotoreporter delle testate più importanti del mondo si contendono questo titolo. Fondato ad Amsterdam nel ‘55, il World Press Photo nacque con l’intento di tutelare la libertà di informazione e soprattutto le persone che svolgono questo difficile mestiere. In prima linea, spesso senza tutele contrattuali, i grandi fotografi hanno scritto le pagine più importanti della storia del giornalismo.

«Non amo quella foto– ha rivelato Bruhan Ozbilici – anche se devo dire che in quel momento non avrei mai rinunciato a scattare. Avrei preferito morire ma aver documentato quell’evento, piuttosto che uscire vivo e senza foto». Oggi, alle 17, terrà una public lecture e poi sarà presente all’inaugurazione ufficiale della mostra, che sarà aperta al pubblico dalle 20.

In serata, poi, si terrà il primo appuntamento musicale legato all’esposizione, con il concerto di Ester Luz a partire dalle 21.30.

Ma la mostra sarà accompagnata da una serie di incontri, come ad esempio quelli con i fotografi italiani inclusi nell’esposizione. Antonio Gibotta, secondo premio Daily Life con lo scatto intitolato Infarinati, sarà a Torino l’11 novembre alle 17, mentre Francesco Comello, terzo premio Daily Life con Isola della salvezza, sarà alla mostra il 18 novembre, per un incontro in programma alle 17. Ci sono poi altri due fotografi, che non saranno a Torino, i cui scatti fanno parte dell’esposizione: Alessio Romenzi, terzo premio General News con Non prendiamo prigionieri, e Giovanni Capriotti, vincitore per la categoria Sport nella sezione Storie.

Vi saranno, poi appuntamenti di approfondimento sulle tematiche sollevate dalle fotografi.e Il 9 novembre, alle 19.30, Stephan Amidon, Andrea Marinelli e Lorenzo Pregliasco parleranno della politica, della società e della cultura nell’America di oggi. Il 10 novembre, alle 19, Simone Campa e Ettore Castagna daranno vita a una sonorizzazione dal vivo della mostra, grazie all’ausilio di ben 20 strumenti etnici e tradizionali.

Tra i vari appuntamenti, tra incontri e ed eventi musicali, ci sarà anche la presentazione del libro Non è lavoro, è sfruttamento, alla presenza dell’autrice, Marta Fana, e di Maurizio Landini. La serata conclusiva avrà inizio alle 18 del 26 novembre. 

Nelle due tappe precedenti, Bari e Palermo, la mostra del World Press Photo ha richiamato già 22.000 visitatori. Dopo Torino, la mostra andrà a Napoli. L’edizione torinese arriva sotto alla Cittadella grazie a CIME, sostenuta dal brand Lancia Ypsilon.

Di Paolo Morelli

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