Torino, 06/10/2017.
Scatti che sembrano rivelare il volto naturale di una modella, che in quel momento smette di essere una modella, o un’attrice, o una cantante, e torna a essere semplicemente una donna. Il lavoro di Peter Lindbergh, in mostra alla Reggia di Venaria Reale, trasmette vicinanza tra l’osservatore e il soggetto che compone l’immagine. L’esposizione, intitolata Peter Lindbergh. A Different Vision on Fashion Photography, visitabile dal 7 ottobre al 4 febbraio 2018, collega le proprie sezioni attraverso il filo conduttore della femminilità e della naturalezza espressiva.
«La mia opinione sulla rappresentazione attuale della donna – ha spiegato Lindbergh durante la presentazione – è molto critica, trovo che i media e la moda stiano facendo un lavoro terribile». Il suo obiettivo, e questo traspare dalla mostra, è invece quello di osservare la femminilità da diverse angolazioni e in diversi contesti, anche meno convenzionali o semplicemente più naturali.
Due anni fa, la direttrice del museo Kunsthal di Rotterdam, Emily Ansenk, e il direttore della Reggia di Venaria, Mario Turetta, si sono incontrati. Da quel momento sono seguiti diversi scambi e sono state avviate importanti collaborazioni, che hanno portato ad allestire, oggi, la mostra dedicata al fotografo tedesco anche a Venaria. Già, perché questa esposizione, curata da Thierry Loriot, è nata a Rotterdam, poi ha cominciato a viaggiare, è approdata prima a Monaco di Baviera, poi a Venaria, dove Lindbergh ha spietato di trovarsi «incredibilmente vicino alle fotografie».
Dopo aver ospitato il G7, con buona soddisfazione della presidente della Reggia, Paola Zini, e dell’assessora alla cultura di Venaria, Antonella D’Afflitto, ora l’ex residenza sabauda torna a produrre cultura.
Il lavoro del fotografo tedesco è stato riordinato e selezionato nell’arco di quattro anni di lavoro, durante i quali Lindbergh e Loriot, hanno lavorato a stretto contatto. «Lindbergh è una persona molto disponibile – ha raccontato il curatore della mostra – e mi ha aperto subito i suoi immensi archivi, con migliaia di foto che abbiamo osservato una per una. In questo lavoro ho cercato di andare al di là dell’immagine. Lindbergh, con i suoi scatti, consente alle persone di riconoscersi».
«Mi hanno chiesto in diverse occasioni – ha concluso Lindbergh – che cosa sia la bellezza. Ci ho pensato su, sono quindi giunto alla conclusione che la bellezza sia avere il coraggio di essere se stessi in ogni momento e in ogni situazione».
Di Paolo Morelli