Ristorante San Giors, la riapertura tra gusto, tradizione e cultura

Torino, 27/07/2017.

Nuova vita per l’Albergo Ristorante San Giors, già Ponte Dora, che il primo luglio ha riaperto con una nuova gestione. A gettarsi nell’impresa sono stati Marco Brusconi, storico volto di Porta Palazzo, dove ha una gastronomia da oltre trent’anni, e Simona Vlaic, architetto con la voglia di sperimentare. Entrambi accomunati dalla passione per la cucina, conoscevano la storia di questo luogo suggestivo nel cuore del quartiere Borgo Dora e a pochi passi dal mercato di Porta Palazzo.

«Già da mesi – ha raccontato Simona Vlaic – pensavamo di aprire un locale, poi si è presentata l’opportunità quando abbiamo visto l’annuncio con l’offerta di gestione del San Giors. In poco tempo abbiamo deciso e siamo partiti».

La cucina resta quella della tradizione piemontese, con qualche incursione del centro Italia, viste le origini umbre di Marco Brusconi, cuoco. Si va dalla classica lingua alle acciughe al verde, ma nel menu si trova anche la torta umbra al formaggio con salame e uova sode. La tradizione piemontese è rispettata in piatti come il vitello tonnato, la battuta di fassone e i tomini, e poi ovviamente i primi più classici, come gli agnolotti al sugo d’arrosto e i tajarin con ragù di salsiccia di Bra, ma si trovano anche gli gnocchi con carciofi e castelmagno.

Se volete provare il bollito misto al carrello, con verdure, purea di patate e salse, qui potrete sbizzarrirvi. Certo, forse sarebbe il caso di attendere un clima più fresco, ma qualche temerario che mangia il bollito anche d’estate c’è sempre. E di solito ne vale la pena.

Si trova anche un menù degustazione con diverse proposte, oltre ai dolci come il bonet, la torta di ricotta e pere o il tortino di mele e cannella. Poi, ovviamente, la panna cotta, e per chi vuole rinfrescarsi ci sono i famosi pinguini, gelati a stecco della gelateria torinese Pepino.

Immancabili, poi, i vini del territorio, dal Moscato d’Asti al Barolo Chinato.

Perché, in effetti, il legame con il territorio è importante per una cucina tradizionale. «L’85% dei nostri prodotti – ha spiegato Vlaic – arriva dai commercianti di Porta Palazzo, carni e formaggi principalmente. La maggior parte è composta dai fornitori storici della gastronomia del cuoco». Più che di chilometro zero, qui è il caso di parlare di metro zero, vista l’estrema vicinanza con il mercato più grande di Torino.

I clienti, nelle prime settimane di riapertura, hanno già dato una risposta positiva. Ma non c’è solo il ristorante, perché San Giors ha a disposizione anche tredici camere. Si tratta di cinque singole, sei doppie e due più grandi. «Il gestore precedente – ha aggiunto Simona Vlaic – era un gallerista. Quindi le camere sono state decorate da artisti, con installazioni e pitture, e sono una diversa dall’altra».

Lo spazio per l’arte e la cultura è un’altra dimensione importante del San Giors, che nel corso del tempo ha richiamato artisti di ogni tipo, scrittori e musicisti, che lo hanno regolarmente frequentato. Per questo i nuovi titolari hanno organizzato un programma di eventi culturali per andare oltre il cibo e il pernottamento.

Il San Giors, in effetti, oltre a essere un albergo-ristorante, è un punto di interesse per l’intero quartiere di Borgo Dora, nonché un pezzo di storia della città. La prima apertura registrata, infatti, risale al 1820, anche se alcuni documenti storici lasciano pensare che la Locanda di San Giorgio esistesse già qualche secolo prima.

Di Paolo Morelli

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