A Torino nasce un fondo dedicato a Nico Orengo

Torino, 12/05/2017.

Sulla sua scrivania prendeva forma una montagna di libri, spesso impilati appositamente per costruire un muro in grado di separarlo dal resto del mondo, perché dentro la letteratura, le storie, la poesia, Nico Orengo trovava riparo. Chi lo conosceva racconta che per parlare con lui e guardarlo in faccia, talvolta, fosse necessario togliere qualche libro, creando così delle fessure in quel muro di carta e inchiostro.

Sono passati quasi otto anni dalla prematura scomparsa di Nico Orengo, scrittore nato a Torino ma ligure di origine, che per quasi vent’anni è stato responsabile di Tuttolibri, inserto letterario de La Stampa. Oggi, però, quell’immenso patrimonio di testi, ma soprattutto di appunti, tra cui manoscritti e acquerelli – si dilettava anche in questo – è stato affidato al Centro Studi “Gozzano-Pavese” dell’Università di Torino. Questo patrimonio, donato dalla sua famiglia, andrà a costituire il Fondo Orengo.

«La produzione di Orengo – ha spiegato Mariarosa Masoero, direttrice del Centro Studi – è molto varia e ampia, oltre a essere interessantissima soprattutto per quanto riguarda l’infanzia. Ci sono traduzioni, curatele, sempre con un occhio alla promozione del territorio, soprattutto quello ligure».

L’archivio, che però dovrà essere riordinato e sarà accessibile tra qualche tempo, permetterà di approfondire le letture di uno scrittore come Orengo, per capire da dove arrivassero le sue storie. È un’occasione importante anche per valorizzare le sue carte, promuovendo studi, ricerche, confronti.

La presentazione di questa iniziativa, introdotta dal Rettore dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani, ha preso una piega particolare, come sarebbe piaciuto a Orengo del resto, perché ciascuno dei relatori ha ricordato alcuni divertenti aneddoti su di lui, che aiutano a descriverne il personaggio.

«Ricordo benissimo – ha raccontato Ernesto Ferrero, storico collega di Orengo all’Einaudi e per quasi vent’anni direttore del Salone del Libro di Torino – quando nel 1966, un giorno, mi si presentò questo ragazzo 22enne con i capelli da artista bretoniano, chiamandomi “dottore”. Abbiamo lavorato uno di fronte all’altro in quella pittoresca congrega che era la redazione dell’Einaudi dell’epoca».

Una sorta di disordine, di quel genere assimilabile all’arte, entro il quale si sviluppavano la curiosità e l’intuito di Orengo, che insieme ai suoi vari interessi creava le condizioni per la nascita delle infinite storie che raccontava, sempre con la Liguria, con La Mortola e i Giardini Hanbury, al centro del suo mondo.

«Il mio Nico – ha raccontato Bruno Quaranta, attuale responsabile di Tuttolibri – è un signore che ha interpretato la vita come una seria filastrocca. Quando penso a lui penso alla sua stanza, e immagino che ci sarà molto lavoro da fare sulle sue cose. Nico sceglieva i libri con un gusto particolare, quasi li spezzava, li apriva con diffidenza e speranza».

E alle origini della produzione di Orengo si trova un variegato intreccio tra arte e poesia, di cui ha parlato l’artista torinese Ugo Nespolo. «Nel 1967, a Torino, Paolo Fossati organizzò degli incontri che, di volta in volta, coinvolgevano un pittore, un poeta e un musicista. Al secondo di questi, con un musicista che non ricordo, c’eravamo io e Nico Orengo. All’epoca credevamo ancora che l’avanguardia esistesse. Nico si divertiva, era uno che non stava nei binari. E mi fa piacere sapere che queste sue carte saranno ora valorizzate anche da un punto di vista più profondo».

Questo è l’intento di Chiara Simonetti, vedova di Orengo, che è la vera artefice di questa donazione. «Ci riempie di gioia – ha aggiunto – sapere che questo patrimonio sarà valorizzato. Lui, però, era anche un uomo molto rigoroso. Sul frigo di casa c’è ancora una frase che ripeteva sempre: Datti una regola e la regola ti salverà. In questi documenti c’è una buona base per gli studiosi e per coloro i quali saranno interessati a leggerne».

Ed è, in effetti, un vero tesoro di informazioni sulla vita e sui pensieri dello scrittore. In totale, raccolti tra le residenze di Torino, Treiso (provincia di Cuneo) e La Mortola, il Centro Studi “Gozzano-Pavese” ha ricevuto 7000 volumi, ai quali si aggiungono 10 scatole di manoscritti (quando ancora le bozze dei libri si scrivevano su carta) e ben 24 pagine di appunti, tra cui gli acquerelli.

Di Paolo Morelli

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