Klec Blazna, dai pierogi al gulash. Il ristorante mitteleuropeo di Torino

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Torino, 02/05/2017.

In lingua ceca vuol dire letteralmente «gabbia di matti» e, in effetti, il Klec Blazna, pub-ristorante specializzato nella cucina mitteleuropea a Torino, è nato da una follia. A dirlo è Riccardo, che nel 2002, insieme alla sua compagna Barbara, ha aperto questo delizioso locale. Entrambi avevano due impieghi fissi e li hanno lasciati per buttarsi in una nuova avventura, un salto nel vuoto che, a giudicare dal successo ottenuto, ha pagato.

Prima, Klec si trovava in via Don Bosco, zona San Donato, poi, a ottobre 2016, si è spostato in zona Vanchiglia, in via Sant’Ottavio 37, nei locali di un altro ristorante che ha chiuso qualche tempo fa. «Avevamo voglia di avere un po’ di visibilità – ha spiegato Riccardo – e in effetti la zona in cui ci trovavamo prima era un po’ nascosta. Qui, invece, abbiamo già avuto un riscontro migliore in termini di clientela. C’è un nuovo socio, Manuel, che ha una lunghissima esperienza nella ristorazione, e abbiamo potuto assumere delle persone».

Da Klec si trovano i migliori piatti della tradizione mitteleuropea. Ci sono i pierogi, i tradizionali ravioli polacchi ripieni di carne, ma ci sono anche i pelmeni, che costituiscono la variante siberiana dello stesso tipo di pietanza.

E poi, ovviamente, il gulash, tipico spezzatino di carne diffusissimo tra Ungheria e Polonia, ma anche in Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina e molto più su. Da Klec si trova in due varianti: manzo (tradizione ungherese) e cinghiale (versione rivisitata).

Molto gettonato, a pranzo, il piatto tris, che consente di avere primo, secondo e contorno a 8 euro e 50. L’acqua, naturale o frizzante, è sempre inclusa.

«L’idea ci venne quando andammo a trovare mio fratello, che all’epoca viveva a Praga – ha raccontato Riccardo – e in quell’occasione ci siamo appassionati prima alla birra, della quale ci ha colpito la bassa fermentazione, e poi a quel tipo di cucina. Siamo andati in Repubblica Ceca almeno una volta all’anno, ci siamo documentati sul posto e abbiamo esplorato la tradizione locale, mossi dalla nostra curiosità e dalla voglia di sperimentare cose nuove».

Dietro ogni piatto, cucinato da Barbara, c’è uno studio, e c’è anche la capacità di realizzare pietanze distanti dalla tradizione mediterranea utilizzando ingredienti “locali”. L’unica cosa importata direttamente da Praga, infatti, è la birra. Si tratta della Malastrana, che prende il nome da uno dei quartieri più antichi della città, chiamato il piccolo lato, malá strana appunto.

Nel menu ci sono diversi tipi di birra, tra cui quella verde, che prende questo colore grazie alla clorofilla. Ma si trova anche il celebre liquore digestivo ceco a base di erbe, la Becherovka.

Del vecchio ristorante, tuttavia, Klec ha ereditato il forno a legna, che viene utilizzato principalmente dal terzo socio, Manuel, per cucinare la carne, ma soprattutto il prosciutto di Praga, che ovviamente non può mancare. «Ma cuciniamo anche lo stinco – ha aggiunto Riccardo – o i galletti. La cottura a legna permette di dare più sapore, quel qualcosa in più che ci permette di fare meglio». Niente pizza, quindi, anche se “forno a legna” può far pensare subito a quello.

Il menu, tuttavia, include anche piatti della cucina italiana, come ad esempio le casarecce alla norcina, sebbene resti prevalente la tradizione del centro Europa. Si trova, ad esempio, lo smažený sýr, il formaggio impanato e fritto diffuso in tutta l’ex Cecoslovacchia, servito con patate al forno e salsa tartara; ma c’è anche il currywurst, una salsiccia con salsa al curry, cibo di strada tipico della Germania che qui è servito al piatto, con patate e crauti.

L’offerta varia sovente di settimana in settimana e, da poco, Klec ha inaugurato anche il proprio dehors, che si affaccia su via Sant’Ottavio e su via Artisti. C’è un piccolo angolo di Praga anche a Torino.

Di Paolo Morelli

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