Ruba il portafoglio a una donna disabile. Lei scrive al ladro. La lettera

Magazine, 03/07/2017.

Caro sconosciuto che mi hai carpito il portafoglio,

quasi sicuramente non leggerai mai questa lettera ma io lo voglio sperare lo stesso. Non ho la pretesa di farti cambiare “lavoro”, solo vorrei invitarti a riflettere sulle conseguenze del tuo gesto.

Non so quali strade ti abbiano condotto a questo, voglio credere che sia una ragione più che plausibile: mancanza di lavoro? Problemi economici impellenti? Povertà e fame? Impulso irrefrenabile? O semplicemente cattive compagnie, voglia di trasgredire per noia o gioco?

Cerchiamo di analizzare ogni punto. Il lavoro è alla base di tutto, senza di esso l’essere umano è finito, annullato. Senza addentrarci in analisi sociologiche è certo che se si vuole un lavoro onesto si può trovare, magari non sarà quello ideale o dei propri sogni ma almeno ti da di che vivere dignitosamente, se non si hanno grandi pretese o la puzza sotto il naso.

Può capitare altresì che pur lavorando si facciano o si presentino spese extra. In questo caso o si mette mano ai propri risparmi o si chiede un prestito a parenti, amici o agenzie e banche. Sempre meglio che appropriarsi illecitamente dei soldi altrui e correre il rischio di venire scoperti in fragrante.

Se invece il problema è vivere nell’indigenza più totale ci sono molte organizzazioni, religiose o laiche, che si occupano di dare vitto e alloggio a chi ne ha bisogno. Certamente è più decoroso un piatto di minestra e un letto caldo offerti generosamente che non prendere di nascosto i soldi e gli oggetti degli altri.

La cleptomania è una malattia e come tale va curata, quindi, caro “signore”, se ne sei affetto fatti curare da un bravo psicologo o psichiatra.

Ma sarebbe ancora più grave, abominevole direi, se tu l’avessi fatto perché istigato da altri, o perché annoiato. Dimostreresti solo di avere un carattere debole, fragile e influenzabile, senza ideali e principi morali oltre che una grande vigliaccheria, anzi doppia vigliaccheria. Eh, sì, caro ladro, perché se è già un gesto da codardi rubare alle persone cosiddette normali, rubare un portafoglio da uno zaino appeso dietro una carrozzina con una persona disabile sopra è veramente una meschinità inqualificabile, non tanto e non solo perché io disabile ma per tutta una serie di complicanze psicologiche e pratiche di non poco conto.

Oltre a sentirsi umiliato e preso in giro il derubato deve affrontare questioni pratiche burocratiche noiose e scoccianti. Hai mai pensato a quanto sia seccante e deprimente andare per denunce e uffici per rifare documenti e bloccare bancomat e carte di credito? Considera tutto ciò se deve farlo un disabile.

Anzitutto deve cercarsi qualcuno che l’accompagni nei vari giri per uffici e banche, e quando non potesse o volesse deve delegare quel qualcuno a farlo, che non sempre si trova o lo fa, e chi lo fa è per cortesia o amicizia il più delle volte.

Mi chiedo se hai una coscienza o degli scrupoli morali e forse la mia domanda è superflua perché evidentemente li hai perduti chissà dove e quando, altrimenti non mi so spiegare il tuo agire. Ci vuole comunque un gran coraggio a fare quello che fai, rubare a persone indifese e ignare della malvagità umana, sì, il coraggio del pusillanime, perché è così che ti giudico e ringrazia il cielo o la sorte di non essere in un paese islamico, sai cosa fanno ai ladri, no?

Non voglio augurarti niente, solo che i miei soldi siano serviti per una buona causa, per qualcosa di utile.

Io però di una cosa ti devo ringraziare. Ti ringrazio perché mi hai insegnato a essere più guardinga, a pensar male, a non fidarmi di nessuno. Grazie, te ne rendo merito.

Di Maria Pia Amico

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