Panettone a San Biagio: perché si mangia a Milano?

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Milano, 29/01/2018.

Ci sono tradizioni le cui radici affondano nel tempo, in gesti ripetuti che sfidano il logorio degli anni, passando da orecchio a orecchio, di mano in mano, fino a sbiadire i contorni dei loro perché. Come impastare farina, burro, cedro, uva sultanina e tutti gli ingredienti per portare in tavola, ad ogni Natale, la ricetta del panettone di Milano. Ma chi conosce oggi la storia del panettone milanese? Quel dolce nato, secondo una delle ipotesi, per rimediare a uno sbaglio durante un sontuoso banchetto alla corte del Duca Ludovico il Moro alla fine del 1400?

A febbraio, prima di gettarsi completamente nei dolci di Carnevale, a Milano il panettone di Natale torna protagonista. Sì, proprio lui, quello avanzato dai giorni di festa. E ci si appresta a mangiarlo in un giorno particolare - il 3 febbraio - data in cui la Chiesa Cattolica ricorda San Biagio

Ma perché a Milano si mangia il panettone a San Biagio? Per scoprirlo chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare indietro nel tempo. Il Natale è alle porte, ma non c'è nessun banchetto sontuoso. C'è invece una donna che, stringendo il suo panettone, lo sta portando a Fra Desiderio per farlo benedire. Il frate, però, forse troppo occupato visti i giorni di festa, non accontenta subito la sua richiesta. Lasciamelo, lo benedirò e tu potrai venire a riprendertelo: sembra sentirgli dire con l'immaginazione.

I giorni si susseguono alle notti, passa il Natale, dicembre lascia il posto a gennaio, gennaio a febbraio. Il 3 - giorno di San Biagio - la donna si ripresenta dal frate per richiedere il suo panettone. Ma il panettone non c'è più: Fra Desiderio, nel frattempo, lo ha mangiato. Si può immaginare la confusione che può aver colto il frate che, però, improvvisamente si accorge che il panettone è ricomparso. Non solo: è grande il doppio rispetto a quello che la donna gli aveva lasciato.

L'evento, verificatosi il 3 febbraio, è stato così attribuito a San Biagio. Medico, vescovo della città di Sebaste in Armenia e martire, San Biagio è considerato il protettore della gola. A lui, infatti, era attribuito il potere di estrarre ossa e spine andate di traverso. Ancora oggi al santo patrono degli otorinolaringoiatri, il cui culto, sentito non solo in Lombardia, si lega anche alla mondo dell'agricoltura e della pastorizia, vengono dedicati festeggiamenti particolari, perpetuando, per esempio, la tradizionale benedizione delle gole.

Il giorno dedicato a San Biagio arriva, tra l'altro, seguendo da vicino i giorni della Merla, considerati nella cultura popolare i giorni più freddi dell'anno. Giorni ideali per prendersi malanni da raffreddamento perché, come recita un proverbio lombardo, A San Biàs ga gèra a guta sòta'l nas (A San Biagio gela la goccia sotto al naso).

Se a Milano, dunque, città dove il panettone è diventato un vero e proprio simbolo tanto da dedicargli feste come il Re Panettone, troviamo la tradizione di mangiare questo dolce a San Biagio come gesto per tenere lontano i malanni di stagione, anche in altre zone del Belpaese la figura del santo non è priva di agganci con la tavola. Per quanto riguarda, per esempio, il pandolce genovese è usanza che se ne conservi una fetta da donare alla prima persona in difficoltà che bussa alla porta e una proprio per il 3 febbraio.

Insomma, se è ovvio che con la salute non si scherza e nel caso di malanni è necessario far ricorso a figure professionali competenti, quella del panettone di San Biagio resta sempre una dolce tradizione. Tirate, dunque, fuori il panettone che vi è avanzato e portatelo in tavola la mattina del 3 febbraio, mangiandone un po' come primo gesto per iniziare la giornata. E se non lo avete conservato, niente paura. Potete mettervi alla ricerca dei negozi che, osservando una vecchia usanza, vendono i cosiddetti panettoni di San Biagio. 

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