Teatro Menotti, la stagione 2017/2018 è un viaggio tra passato, presente e futuro

Virginia Bettoja
Menotti Teatro Filippo Perego Cerca sulla mappa

Milano, 26/05/2017.

Apre con la danza: Ventennale Artemis Danza (14 settembre-1 ottobre 2017). Prosegue con contaminazioni, ma anche narrazione, musica e prosa: 12 titoli tra produzioni, riprese e ospitalità (ottobre 2017-giugno 2018). Chiude con tre festival: Festival della Scienza, dedicato a teatro e scienza (20-28 marzo 2018); Talkin' Menotti, alla seconda edizione con Enzo Iacchetti, Saverio La Ruina, Mario Incudine, Giorgio Conte, Roberto Mercandini; quindi, Contemporanea2018, un progetto di residenza e vetrina per le produzioni di compagnie under35, già avviato lo scorso anno.

La stagione 2017/2018 del Teatro Menotti - la quarantottesima - è senz'altro l'occasione per anticipare il fare artistico del prossimo cartellone, ma si presta anche per guardare oltre. Chissà, forse anche pensando al cartellone numero 50, Emilio Russo, da 18 anni regista e direttore artistico del gruppo Tieffe Teatro/Teatro Menotti, anticipa un altro ambizioso progetto che riguarda un radicarsi sempre più deciso (al Menotti, ex-Teatro dell'Elfo, dal 2010) e l'avvio di una trattativa per «acquistare il teatro e magari aprire una nuova sala al piano di sopra». Il dialogo con la proprietà è stato avviato ed è stata dimostrata apertura.

Opera mixata da dj-set e danza tra Traviata e Tosca sono le ultime creazioni di Monica Casadei, coreografa da vent'anni alla guida di Artemis Danza, realtà di punta della danza contemporanea italiana. Nata nel 1997 a Parigi, la compagnia ha preso casa al Teatro Due di Parma e ora al Comunale di Bologna, ma la progettualità di Casadei è esplosiva e continua a migrare di città in città coinvolgendo sempre più artisti di altri linguaggi e artigiani in un'ideale esplosione del palcoscenico che diventa pretesto per fare arte. «La parola chiave della nostra compagnia è incontro: tra le arti, le persone, i territori. Voglio che lo spazio offertoci al Teatro Menotti in apertura di stagione sia un grande momento di festa, nessuno sguardo nostalgico, ma piuttosto un invito a partecipare tutte le sere a una festa, tra aperitivi, chiacchierate, installazioni, incontri con artisti non necessariamente legati alla danza. Ho richiamato tutti i miei danzatori, che oggi sono diventati produttori oltralpe, rintracciati tramite la rete Anticorpi, il che mi permette di festeggiare tutti con una vetrina. Non ha il budget di un festival, ma nello spirito lo è a tutti gli effetti: ci saranno mattinée per le scuole e tutte le sere un autore o coreografo collegato a Artemis sarà protagonista, affiancato dalle anime di Artemis che poi sono i giovani danzatori delle scuole di danza delle città in cui porto le mie produzioni. Ci sarà anche un libro a raccontare questi ultimi vent'anni: 1997-2007».

La contaminazione resta una cifra forte dell'identità del Menotti che, dopo il focus su Artemis Danza, apre il sipario della stagione 2017/2018 con una nuova produzione, Un salto in cielo - Brechtsuite (5-15 ottobre 2017): «dedicato a Brecht, con nove musicisti e sei attori, raccontiamo una storia ma soprattutto proponiamo un viaggio sulle musiche di Weil, dedicato a profughi e viaggiatori», una coproduzione Tieffe Teatro Milano e Area M.

Nessuna parola, ballo, musica, gesti, azioni e canzoni agite da un cast di 16 attori per Le bal (19-29 ottobre 2017) dal lavoro teatrale di Jean-Claud Penchenat (1973), da cui Scola trasse spunto per il film Ballando ballando. In Le bal si ripercorrono 61 anni di storia italiana come dice il sottotitolo: L'Italia dal 1940 al 2001. Spettacolo senza parole che racconta la storia d'Italia.

Una serie di date prevedono la reinvenzione di testi classici. A Silvia Gallerano (interprete pluripremiata di La merda) il compito di portare in scena La locandiera o, l'Arte per vincere (7-12 novembre 2017), una riscrittura di Stefano Sabelli (anche regista) «che non concederà nulla - prosegue Emilio Russo - alla leziosità tipica del personaggio» portando Mirandolina a confrontarsi con l'era moderna a partire dai territori sul Delta del Po negli anni '50, in omaggio al cinema neorealista. Nelle mani di una compagnia giovane, Pleiadi Art Productions e Campsirago Residenza, invece è Moby Dick (14-19 novembre 2017): «un gruppo di giovani che sta facendo un ottimo lavoro sul territorio e che qui propone un lavoro pop». Più avanti nella stagione, l'edizione un po' noir un po' pop di Casa di bambola (1-11 marzo 2018).

Tre interpreti straordinari in Play Strindberg (23 novembre-3 dicembre 2017), un lavoro comico-grottesco per la regia di Franco Però. Due produzioni Tieffe Teatro: Ticket to ride. Ovvero il viaggio continua (12-31 dicembre 2017) e Il borghese gentiluomo da Jean Baptiste Moliére (14-24 giugno 2018). Il primo un «itinerario dedicato a quella generazione cresciuta con i Beatles che è poi la mia», afferma Russo che per la comedie-ballet di Moliére deve invece ancora definire il cast ma vedrà Alessandro Nidi alla direzione musicale. Tra questi titoli, la terza tappa del progetto «sulla drammaturgia americana avviato con Arturo Cirillo» che prevede la messa in scena di Lunga giornata verso la notte di Eugene O'Neil (25 gennaio-4 febbraio 2018), dopo Zoo di vetro di Williams e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee.

Tocca allo stesso Arturo Cirillo raccontare il percorso intrapreso e la nuova scelta. «Questa trilogia s'è fatta un po' da sè - esordisce Cirillo - alla fine si è scelto, in maniera anche un po' frettolosa, il testo di Albee. Io dico che sarà l'ultimo, perché non avevo mai pensato nella mia vita di lavorare su autori americani, visto che sono di formazione francofona e partenopea. Devo molto al desiderio di Milvia Marigliano di confrontarsi con personaggi che non aveva mai affrontato e con un naturalismo che ho sempre aborrito. Ci siamo letti un po' Mamet, ma l'abbiamo scartato quasi subito, poi a un certo punto ho ripreso Lunga giornata verso la notte, che avevo già letto anni fa per la mia prima regia al Crt - forse era il 2002. A rileggerlo mi ha commosso, proprio come in Zoo di vetro, mi sono ritrovato piangente. Devo riconoscere a questi autori una spudoratezza e una capacità di andare in un profondo emotivo unica, raccontando però storie tra il banale e il super caricato. Questa famiglia per esempio ha proprio tutte le sfortune, un po' come Chi ha paura di Virginia Woolf?».

Dietro questo progetto, su cui Cirillo sembra aver molto resistito, in realtà si cela una progressiva presa di coscienza molto forte proprio su quello che gli sta più a cuore in teatro. «Potrei definire questa trilogia americana una trilogia sull'attore e sul recitare. Noi abbiamo molto cambiato il modo di recitare in queste produzioni che girano da un po' di annetti, crescono, e noi cambiamo con loro. Anche in questo lavoro tornano alcuni concetti: quanto si è sinceri o bugiardi? Quanto ci si immedesima o si fa finta? Un ossimoro del recitare è stato quello che ho vissuto in questa trilogia dove ho portato il mio modo di recitare un po' surreale, tra spazi vuoti e soluzioni metateatrali. Ci sono due new entry: Peppino Mazzotta che ha già lavorato con Marigliano, una presenza che, come me, ha un rapporto conflittuale con il teatro, che ha voglia di farlo soprattutto in modo autoriale e in autonomia. Dal Teatro Filodrammatici, Riccardo Buffonini, conosciuto in N.E.R.D.s e attraverso un gruppo di ragazzi con cui ho fatto un progetto (di collaborazione alla regia per La sirenetta, ndr) che ho amato molto, per la profondità del lavoro,  e per il loro atteggiamento da inguaribili romantici ma molto professionali».

Un'altra ospitalità rappresenta ancora un momento di continuità con quanto già portato sul palcoscenico del Menotti: un nuovo episodio della saga di Natalino Balasso dedicata al personaggio Toni Sartana, Toni Sartana e le streghe di Bagdad. La Cativissima Capitolo II (6-11 febbraio 2018). Ancora due titoli che rappresentano entrambi due ritorni: quello di Claudio Fava che, «dopo il grande successo di La pazza della porta accanto, arriva con Il giuramento» (20-25 febbraio 2018) coprodotto da Stabile di Catania e Biondo di Palermo, il racconto di chi non riuscì o non volle giurare fedeltà al re e al duce il 13 novembre del 1931. Ritorno anche per Maddalena Crippa che, dopo varie collaborazioni con il Menotti, questa volta è ospite con una rilettura di La vedova allegra dal titolo L'allegra vedova. Cafè chantant (13-18 marzo 2018) nella rielaborazione dal testo originale di Victor Leon e Leo Stein a cura di Bruno Stori e Maddalena Crippa stessa.

Le ragioni alla base dei nuovi festival ospitati dal Teatro Menotti sono piuttosto immediate. A proposito del Festival della Scienza, Russo spiega: «l'anno scorso siamo stati travolti dal successo incredibile ottenuto da 1927 monologo quantistico, pensavamo fosse uno spettacolo di nicchia. Forti di questo successo, abbiamo chiesto a Gabriella Greison, fisica di formazione di immaginare, spettacoli, incontri e altro». Su Contemporanea2018 è ancora più semplice: «siamo nati in un'epoca in cui il nostro fare teatro ha cambiato le regole, quindi ci piacerebbe ora dare alle giovani compagnie spazio e lo faremo sempre di più. Quest'anno la prima tappa, con sette compagnie, l'anno prossimo vorremmo lanciarci in un progetto triennale e dedicare due mesi interi perché il teatro venga occupato creando così momenti di scambio artistico, estetico ma anche dei modi di fare teatro».

Tanti progetti, tanta apertura, piccolo nodo non proprio da includere tra le buone notizie: «abbiamo aumentato i prezzi - conclude Russo - ma anche aumentato le proposte di abbonamento».

Di Laura Santini

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