Cartoomics 2017. Bonelli, viaggio nella fabbrica dei fumetti

Milano, 27/02/2017.

Un giro nella fabbrica di Willy Wonka. L’impressione, arrivato in via Buonarroti 38 a Milano - nel palazzo in cui ha abitato anche Maria Callas - è quella di oltrepassare un confine sottile quanto una pagina, per entrare in un mondo con il quale, da appassionati o da lettori distratti, abbiamo a che fare ogni volta che sfogliamo un albo a fumetti.

La sede della Sergio Bonelli Editore è come fosse il Tardis del Dottor Who, occupa spazio e tempo diversi da quelli che ha attorno, in una dimensione nella quale ogni appassionato vorrebbe perdersi. Appesi alle pareti ci sono quadri che raccontano la storia della casa fondata da Gian Luigi Bonelli ed è impossibile non sentire, vivendo le proprie giornate lavorative tra quelle pareti, il peso della tradizione e dello spirito pionieristico che da sempre hanno caratterizzato la casa editrice milanese.

Orgoglio, senso di appartenenza e voglia di stupire sono sentimenti tangibili girando tra le stanze. «Ancora oggi», racconta uno dei ragazzi incontrati in redazione, «ogni volta che oltrepasso quella soglia mi sento fortunato; faccio il lavoro che avrei voluto fare da bambino».

L’occasione per il giro tra gli uffici Bonelli è l’incontro con il direttore editoriale Michele Masiero, per una lunga chiacchierata su passato, presente e futuro prossimo della casa di Tex, Dylan Dog e tanti altri personaggi che non hanno fatto solo la storia del fumetto italiano ma sono entrati a pieno titolo nel patrimonio culturale del nostro paese. «Quando nomini Tex – racconta Michele – parli di qualcosa che tutti conoscono. È un personaggio trans-generazionale che è parte della nostra cultura».

Il presente è Cartoomics, la mostra mercato milanese in programma alla Fiera di Rho dal 3 al 5 marzo 2017, durante la quale non mancheranno certo le novità editoriali. «A Cartoomics porteremo una Dynamite Box dedicata a Tex, avviato ai festeggiamenti dei suoi 70 anni di vita editoriale (ho ammirato in anteprima le copertine degli albi contenuti nella box, e sicuramente non deluderanno i fedelissimi delle storie di Aquila della Notte, ndr). Assieme a Tex sarà in vendita un albo con Variant di Dragonero, realizzata in modo analogo a quelle lucchesi di Tex e Zagor, copertina che riporta un dettaglio di un poster racchiuso al suo interno, il disegnatore che la ha realizzata - Giancarlo Olivares - si conferma un fuoriclasse. Continuano le proposte librarie: uscirà infatti il primo Omnibus di Brad Barron, e Xabaras, un volume che raccoglie le storie di Dylan Dog con protagonista la sua nemesi. Immancabile il merchandising Bonelli assieme alle tradizionali stampe d’autore».

Tradizione e sperimentazione sono concetti che in Bonelli hanno chiari e sono facilmente rintracciabili nelle scelte che la casa porta avanti, e che ben si raccontano nel modo in cui la mancanza di una casella di posta elettronica viaggi accanto alle interazioni social. «Ovviamente non siano chiusi in un mondo nostro e per questo la Bonelli è sui social. Siamo consapevoli che i social media sono catalizzatori di critiche ma, pur cercando di intervenire quando occorre opporsi alla diffusone di notizie non vere, cerchiamo di non rispondere a commenti polemici che i lettori possono mandare usando la tastiera. Non sempre ci si riesce, ma questo è segno della grande passione che i nostri autori mettono in ogni storia».

Discorso diverso merita la filosofia dietro la mancanza di un contatto email diretto: «è questa una tradizione espressamente voluta da Bonelli. Se un lettore si premura di scrivere e inviare una lettera alla redazione è compito del direttore editoriale leggerla e rispondere. Una questione di rispetto verso il lettore al quale non rinunciamo. Con internet la distanza tra autori e lettori si è azzerata, vero, ma è da incontro diretto con lettori a fiere o durante le presentazioni che i due mondi entrano in reale contatto con reciproca soddisfazione».

Mentre in edicola esce un volume di Tex che porta la firma di Gianluigi Bonelli e Galep in rete impazzano le strisce umoristiche dei Bonelli Kids, mini storie con protagonisti bambini che vestono i panni dei loro eroi. «Questo è uno dei modi che abbiamo per raccontare quanto abbiamo radici legate alla nostra tradizione ma anche ci sia la voglia di esplorare nuovi mondi», ammette Michele Masiero. «Vogliamo esplorare nuove opportunità senza negare nulla della nostra tradizione. Bonelli Kids è solo un esempio dei vari progetti multimediali in corso di realizzazione. Siamo in attesa che Sky dia il via per la distribuzione di Monolith, il film costruito su un soggetto che nel frattempo è diventato anche un fumetto che vedrà il suo epilogo su carta in occasione del Comicon di Napoli a maggio, ma non solo. La Rai sta ultimando la realizzazione di una serie animata dedicata a Dragonero: il personaggio di Vietti ed Enoch offre una moltitudine di possibilità. Presto uscirà una serie dedicata ai più giovani, Dragonero Young, e siamo al lavoro per un lavoro più adulto. Il fantasy ha mille declinazioni e la risposta del pubblico è eccellente».

Parlando dell’annosa questione relativa alla differenza tra fumetto d’autore e fumetto popolare è apparso evidente come tale divisione sia in fondo solo un concetto legato alla distribuzione dei prodotti, non certo alla qualità delle storie edite. Autori come Zerocalcare, Gipi, Bevilacqua, in cima alle classifiche di vendite e gradimento di volumi d’autore, sempre più spesso collaborano con la Bonelli e spesso la stessa sensibilità ed il talento degli autori di scuderia producono storie autoriali nel formato classico.

«Parlando di Orfani, ad esempio, è impressionante il modo in cui gli autori siano stati in grado di leggere il proprio tempo cogliendo un discorso universale», racconta Michele. «Orfani parla di muri, di barriere tra persone, di fughe disperate, diventando così metafora del presente». A proposito di sensibilità d’autore è impossibile non cogliere una assonanza tra La Terra dei Figli, capolavoro di Gipi, e Terra, la miniserie nata da Orfani e scritta da Mammucari, Uzzeo e Masi, le cui copertine sono state realizzate proprio da Gipi. «Quello è un caso di reciprocità che quando capita permette di cogliere a pieno il valore degli autori. Emiliano Mammucari e Gipi sono amici e quando Terra stava prendendo forma Emiliano ha coinvolto l’amico nella realizzazione delle copertine. Terra, come tutta le serie Orfani, ha una componente di allegoria del presente molto forte. Quando i due si sono accorti si essere al lavoro su due progetti diversi ma attigui, la sorpresa è stata enorme».

«Quando gli autori sono davvero bravi, lo sono perché sanno leggere il presente senza essere didascalici, sanno interpretare il mondo che hanno attorno e restituirlo rielaborato attraverso le loro opere», continua Michele. «Questa stessa sensibilità è la stessa mostrata da Sclavi che con Dylan Dog, trent'anni fa ha intercettato il presente cogliendo, in un momento di crisi, un sentimento condiviso che Dylan ha interpretato diventando il fenomeno d costume che continua ad essere».

Il Dylan tornato finalmente ad essere il laboratorio di stati d’animo che era, indubbiamente è uno dei traguardi che maggiormente si percepiscono come fonte di orgoglio: «Dylan è nato per essere spiazzante, nel momento nel quale diventa routine perde il contatto col suo modo di essere». Inevitabile il rimando alla mostra dedicata al personaggio di Sclavi allestita a Genova: «stiamo mettendo il capoluogo ligure al centro di alcuni incontri con i nostri autori e siano entusiasti della mostra su Dylan Dog a Porta Siberia. Il Museo Luzzati offre spazi e contesto molto suggestivi e poi, per il fumetto, è un po’ come essere a casa. Lele Luzzati era un narratore ed il suo linguaggio è anche il nostro».

Tornando al rapporto tra Bonelli e la rete, Michele conferma che internet permette una possibilità di farsi conoscere e di scouting davvero notevole. «La rete nella sua accezione positiva è un’occasione di incontro autoriale unica», racconta: «paradossalmente è molto più facile incontrare disegnatori validi prima che sceneggiatori, il disegno ha un impatto immediato. Più difficile è con la scrittura, più complicata la formazione e la comprensione del linguaggio del fumetto in genere e in particolare di quello Bonelli. Quel che mi sento di consigliare è saper dimostrare, assieme alla capacità di scrivere una sceneggiatura, quella di conoscere i personaggi Bonelli. Spesso mi ritrovo sulla scrivania un progetto nuovo quando sarebbe più semplice saper declinare quelli presenti. La sperimentazione è componente essenziale, ma va definita partendo da una conoscenza di base senza la quale è impossibile sapersi muovere».

La declinazione del personaggio al di fuori del contesto seriale è un esperimento del quale sono stati pionieri Serra, Medda e Vigna, i tre padri di Nathan Never. L’idea è di decontestualizzare il personaggio per raccontarlo in un modo nuovo. «L’esperimento fatto da Vigna con Nathan Never Annozero, e che verrà bissato dagli altri due nei prossimi due anni, è il primo di un nuovo approccio verso i nostri personaggi e che vedrete più avanti».

Michele, oltre ad occuparsi di nuovi terreni da esplorare rimane ben legato alla propria storia di appassionato e sceneggiatore. «Quest’anno uscirà un mio romanzo a fumetti, un western, disegnato da Fabio Valdambrini», racconta: «sono al lavoro su Mister No e su altre cose delle quali è ancora prematuro parlare».

Chiusa la chiacchierata con Masiero non manca l’occasione per un viaggio nella fabbrica delle idee Bonelli. Ecco alcune istantanee:

  • Mauro Boselli che racconta un suo numero di Dampyr al disegnatore di turno;
  • Michele Serra e il suo ufficio, che vien voglia di fermarsi e tornare bambini;
  • le letteriste, chi riempie i balloons, che per Tex fanno tutto a mano mentre per le altre testate usano un software brevettato Bonelli;
  • un paio di confidenze, idee, progetti, che quando vedrò realizzare potrò dire io c’ero;
  • i volti sorridenti di chi ha scadenze serrate, tempi e procedure rigide eppure gode di ogni momento della propria giornata con enorme professionalità;
  • la gentilezza di Giovanni Buoninsegni, addetto ad ufficio stampa, che ha aperto le porte su un mondo da sempre conosciuto dal lato della carta, mai dal lato delle penne che quella carta riempiono di avventure.

Di Francesco Cascione

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