Secondary ticketing: cos'è e come si può combattere

Pixabay
Teatro Franco Parenti Cerca sulla mappa

Milano, 27/01/2017.

«Questa è la prima conferenza al mondo che riunisce rappresentanti dell'intera filiera musicale per contrastare il fenomeno globale del secondary ticketing, e in quanto italiani dovremmo essere fieri di essere qui per primi a discuterne insieme». Sono queste le parole di Claudio Trotta, fondatore della Barley Arts Promotion nonché patron della prima Conferenza Internazionale contro il Secondary Ticketing, che si è posta giovedì 26 gennaio 2017 al Teatro Parenti di Milano come primo incontro ufficiale degli operatori del settore contro la rivendita di biglietti di eventi e concerti su piattaforme web di rivendita secondaria.

La giornata ha visto un parterre di ospiti di spicco in rappresentanza di ogni componente del settore: da promoter ad avvocati in tutela dei processi commerciali, passando per produttori, giornalisti e gli artisti stessi che hanno gridato a gran voce la loro intenzione di contribuire a cambiare le carte in tavola. Attraverso idee, confronti e un caleidoscopio di punti di vista, l'incontro ha avuto il ruolo di ribadire l'illegalità del sistema di rivendita secondaria e di definire sotto un aspetto professionale, giuridico, mediatico e artistico ciò che maggiormente sta minando le fondamenta dell'organizzazione della musica live non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo.

L'obiettivo è chiaro sin da subito ed è delineato dall'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, il quale ha espresso nel suo saluto istituzionale l'intenzione di «creare un'armonia nella compagine produttiva e organizzativa di musica e spettacolo» per affrontare la situazione in maniera solida ed efficace. Dunque ripercorriamo i temi principali alla luce degli interventi e delle idee esposte durante la conferenza, delineati grazie a tale straordinaria partecipazione del mondo musicale.

I rischi della rivendita secondaria

Il secondary ticketing – o, come ha replicato Stefano Belisari in arte Elio, «bagarinaggio vero e proprio, perché chiamarlo in inglese gli dà un aspetto troppo figo» – è per definizione la pratica illegale di compravendita di un titolo d'ingresso a un concerto o spettacolo di musica dal vivo tramite le cosiddette piattaforme di rivendita secondaria, che in origine nascono come semplice punto d'incontro tra il rinunciatario di biglietto e chi invece lo vuole acquistare a disponibilità esaurite. Perché il reselling è più che accettabile, purché sia a prezzo nominale.

Il concetto su cui verte l'illegalità di tale procedimento è invece che il biglietto equivale a un vero e proprio contratto vincolante tra acquirente e organizzatore e che dovrebbe essere di esclusiva competenza del rivenditore ufficiale secondo parametri e dinamiche (tra cui il prezzo e le modalità di messa in vendita) stabilite insieme all'organizzazione stessa dell'evento. Chiarita la natura dell'accordo, si può proseguire col delineare le ingiustizie di tale sistema più tangibili per ilconsumatore: la scarsa reperibilità, se non l'assenza, dei biglietti attraverso i canali ufficiali di rivendita; i conseguenti prezzi esorbitanti di rivendita, che possono raggiungere il 90% di ricarico sul prezzo originale del biglietto, come evidenziato dall'esperta anti-trust Anna Maria Stein; la totale assenza di garanzie della validità del biglietto, con l'alto rischio di rimanere letteralmente chiusi fuori dai cancelli.

Senza contare, ovviamente, un forte senso di rabbia e delusione nei confronti di un meccanismo che si prende letteralmente gioco di chi vuole partecipare e quindi contribuire in prima persona alle proposte musicali live in Italia che, come ha lucidamente puntualizzato il giornalista e speaker radiofonico Massimo Cotto, costituisce oggi la fonte principali di impulso e circolazione della musica stessa, poiché oggi «si fanno dischi per promuovere tour, e non più viceversa». Un concetto da non sottovalutare.

I danni al sistema musica e spettacolo

Dopo la recente sovraesposizione mediatica e preceduta da tempo – è bene ricordarlo – da una denuncia penale ufficiale verso le piattaforme di secondary ticketing da parte di Claudio Trotta, l'intero sistema musica ha preso una rinnovata coscienza dei danni che queste pratiche arrecano a sé stesso e non solo al consumatore finale.

In primo luogo in termini di sostentamento della stessa industria musicale. Con un inevitabile effetto domino: il surplus generato dalla rivendita secondaria non autorizzata va infatti a costituire un patrimonio di enormi dimensioni che non viene reimmesso nel sistema, andando così ad arricchire i meri speculatori senza che vi sia alcun appannaggio del mondo musicale. E per rendersi conto della mole economica che muove questo business totalmente illegale basti pensare al suo valore patrimoniale mondiale, stimato attorno agli 8 miliardi di dollari, e al fatto che che «ad oggi vale 4 volte il valore mondiale dello streaming musicale internazionale», come precisa l'editore di Rockol Giampiero Di Carlo. Amplificatore batte cuffie 4 a 1.

Questi mancati introiti arrecano danni consistenti sotto gli occhi di tutti. Lo ha spiegato anche Alex Bruford, figlio del celebre batterista Bill Bruford ed ex-musicista che ora si occupa della tutela dei fan di 250 artisti rappresentati assieme alla società ATC Management. Bruford ha esposto il tutto con estrema chiarezza e semplicità: più guadagni derivanti dalle vendite vanno nelle tasche di chi specula, meno saranno i fondi che potranno essere reinvestiti nel sistema musicale, dalla riqualificazione di spazi per eventi ai finanziamenti per band e artisti emergenti; una reazione a catena che sta già precludendo molte possibilità nel mondo dell'arte.

Non solo: il secondary ticketing genera una conseguenza alquanto ovvia per qualunque consumatore: chi spende 300 euro anziché 50 per vedere live il suo artista preferito non potrà spendere ulteriormente per partecipare ai concerti di molti altri artisti, creando così un ricircolo di fondi zoppicante ed eterogeneo nel panorama musicale internazionale e una visione completamente alterata di cosa significa ascoltare musica. Perché, come ha incalzato Trotta «se spendo tutto il mio budget concerti per andare a vedere Bruce Springsteen poi non ho più la possibilità di andare a vedere Jackson Browne, il quale è meno richiesto del primo ma sicuramente non meno importante». E se lo dice lui.

Le proposte

La premessa è quella di creare un ambiente dove professionalità, tutela e rispetto della filiera siano all'ordine del giorno. Da qui l'idea di Trotta, il quale propone la firma congiunta degli addetti ai lavori di un Codice Etico Statutario che i partecipanti alla conferenza hanno ricevuto all'ingresso,un input che ha dato il via a un sentito dibattito tra gli operatori in platea e che auspica a futuri sviluppi teorici, se non nero su bianco.

Etica da una parte, informazione dall'altra. Sapere cosa significa secondary ticketing, acquistare presso le relative piattaforme web e quali sono rischi, conseguenze e controindicazioni di tale pratica può essere un forte deterrente. E qui entrano in gioco sia operatori del settore come Adam Webb, che tramite la società Fan Fair Alliance produce guide apposite per artisti e organizzatori per eludere le insidie del secondary ticketing, sia i media, responsabili più che mai della divulgazione in fasi turbolente come quella vissuta in Italia nei mesi scorsi, dove la stampa nazionale riporta il cruccio di fan esasperati e l'abbandono di rappresentanza commerciale da parte di artisti della portata di Vasco Rossi.

Ma che provvedimenti si possono prendere nel concreto? In tal merito, il trend topic più citato è stata senza dubbio la nominalizzazione del biglietto. A partire dall'ospite Sergio Battelli del partito Movimento 5 Stelle, che ha dichiarato: «la prima cosa da fare è il biglietto nominale, come abbiamo già affermato attraverso la nostra proposta di legge», ha detto in prima battuta l'onorevole pentastellato, che ha ribadito come il provvedimento sia non solo possibile ma anche necessario in virtù del fatto che è un sistema esistente in tutta Europa già da anni per quanto riguarda i concerti e i festival musicali, alcuni dei quali prevedono un sistema di rivendita biglietti interno alla stessa organizzazione per chi dovesse rinunciare all'evento a causa di contrattempi o motivi personali. Ed è vero, il biglietto nominale è una contromisura che ha effettivamente avuto grande seguito ad oggi, soprattutto in Europa.

Ma è davvero così semplice risolvere la situazione? Non proprio. Gli ostacoli sono diversi. In primis, ci si imbatte nel dilemma del controllo identificativo; ovvero, se si acquista un biglietto collegato univocamente alla propria identità e che richiede la visura di un documento da parte di un controllore, quest'ultimo può essere unicamente un membro delle forze dell'ordine o da chiunque possieda una delega ufficiale da queste ultime. Insomma, non esattamente una procedura snella quando si affrontano al varco 80 mila (e oltre) ingressi in poche ore.

In secondo luogo, andrebbe rivisto il sistema di rivendita per com'è concepito oggi in Italia, ridimensionando le dinamiche di emissione del biglietto d'accordo con le istituzioni garanti della privacy e quelle che coinvolgono la burocrazia, poiché maneggiare dati come numeri di carte di credito non è una passeggiata per i soggetti di pura rivendita ed emissione biglietti, come ha precisato l'amministratore delegato di Ticketone Stefano Lionetti, il quale non manca di specificare come in realtà il ruolo delle società come la sua è per lo più di intermediazione tra organizzatore e acquirente e di come il cambiamento debba partire da anelli diversi della catena musicale.

C'è poi chi, come Di Carlo, ha voluto sottolineare che l'impegno deve esserci da parte di tutti i protagonisti della scena musicale raccontando del giovane artista Chance The Rapper, che ha acquistato negli Usa 2000 biglietti per accedere a una sua performance tramite siti di secondary ticketing per poi rivenderli ai fan al prezzo nominale d'origine. Un segnale inviato in parallelo ai provvedimenti comunitari per mostrare come l'equità nella rivendita biglietti possa ricevere un impulso considerevole dai musicisti in prima persona, attraverso segnali che lo stesso mondo dell'arte può mandare al proprio pubblico.

Conclusione

La conferenza No Secondary Ticketing si è chiusa con una convinzione unanime: il rifiuto di accettare una sistema basato sulla speculazione e l'inganno, che è controproducente sotto ogni singolo aspetto fuorché le tasche dei rivenditori non autorizzati e facente leva sulle emozioni e le passioni del pubblico, con il rischio di pregiudicare impulso ed entusiasmo di un affezionato alla musica dal vivo e alla libera espressione degli artisti. E la musica, come tutte le arti, presuppone un interesse vivo, alimentato e incentivato da ogni singolo protagonista della scena live.

«Perché il mestiere dell'artista e di chi gli sta attorno è una realtà dura», scherza Elio, «pieno di gente morta giovane come il compositore Vincenzo Bellini. Ma ricordatevi, Bellini è morto per colpa di un parassita».

Di Massimo Renna

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Milano e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter