Elezioni 2018: «Un governo a guida M5S-Pd l'unica soluzione possibile», l'analisi di Bruno Musso

Magazine, 26/03/2018.

Credo che si dovrebbe chiedere a Grillo di tenere un corso destinato ai nostri parlamentari, perché è stato il primo e forse l’unico a cogliere la specificità dell’attuale situazione politica. Il suo successo è nato infatti dall’aver denunciato l’incapacità delle odierne istituzioni di gestire la realtà presente. Una volta giunto al potere Grillo ha però prontamente preso le distanze, cosciente che i comportamenti degli eletti sarebbero divenuti molto simili a quelli contestati in quanto prodotti dalla logica istituzionale e non dai limiti delle persone; questi ultimi conseguenza e non causa.

Il PD, al contrario, continua a puntare su strategie che erano vincenti in passato senza accorgersi che l’opposizione, portatrice un tempo di una visioni diversa, è stata sostituita dalla pura contestazione che si limita alla critica senza offrire soluzioni. Ma è proprio questa contestazione a generare il consenso in strati sempre più ampi di un pubblico che, pur privo di progetti, rileva come la propria condizione sia sempre più inaccettabile, mentre i governanti risultano interessati a difendere solo i propri interessi e non quelli dei governati.

Si aggiunga che il perdurare del mancato funzionamento della struttura pubblica porterà ulteriori diseguaglianze e riduzione di redditi, penalizzando ancora le fasce sociali più deboli; questo alimenterà ulteriormente il successo dei partiti così detti populisti. Destra e sinistra tendono quindi a identificarsi, differenziandosi principalmente per le dichiarazioni di principio che, pur essendo ben poca cosa, possono comunque svolgere una funzione di freno al degrado generale.

In questa situazione un Governo composto da 5 Stelle e PD potrebbe rappresentare un vantaggio per entrambe le parti, in quanto unione di forze abbastanza omogenee e in grado di esprimere una comune sensibilità a valori e a istanze sociali. Il PD, invece di restare all’opposizione e scomparire, potrebbe apportare una certa esperienza e responsabilità utile al nuovo Governo; i 5 Stelle rappresenterebbero una ventata di fantasia e novità, eleggendo soggetti, almeno inizialmente, meno legati agli intrighi di Palazzo.

Il rischio di comportamenti irresponsabili non sarebbe drammatico come è stato ai bei tempi della liretta: infatti allora era possibile, come si è fatto per anni, continuare a spendere aumentando il debito e ipotecare il futuro del Paese. Oggi invece, ci piaccia o no, l’Italia è in libertà vigilata perché, con un debito pubblico di oltre 2.000 miliardi, può sopravvivere solo grazie all’ombrello della UE. Infatti un aumento di solo un 2% di tasso del debito produrrebbe un costo aggiuntivo di 40 miliardi/anno: cifra chiaramente insopportabile se si tiene conto che l’aumento dell’1% dell’Iva, probabilmente a breve richiesto dalla UE, prevede un gettito di solo 5 miliardi.

L’ipotesi di uscire dall’euro per ritrovare la nostra antica libertà, oltre a essere stupida, è del tutto irrealizzabile dato che l’inevitabile aumento degli interessi di un 15 – 20% (ricordate i bei tempi della lira!) genererebbe un maggior costo annuo di 300 – 400 miliardi che, con l’aiuto della speculazione internazionale, farebbe collassare il bilancio dello Stato, azzerando il valore della lira, come è avvenuto in Germania con il marco nei due dopoguerra del secolo scorso.

Si profilerebbe quindi una situazione catastrofica paragonabile al fallimento contemporaneo di tutte le banche italiane, in cui si annullerebbero tutti i crediti distruggendo risparmio e diritti pregressi. La Grecia ha già sperimentato questa inaccettabile eventualità e ha dovuto accettare i vincoli comunitari.

Il fatto che l’ombrello della UE sia tanto necessario attenua il rischio degli entusiasmi utopici dei Grillini e spinge verso un governo a guida 5 Stelle e PD, quale unica soluzione possibile, per la quale può valere l’ironica definizione di Churchill che è la peggiore all’infuori delle altre.

Di Bruno Musso

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