Corrado Oppedisano racconta le novità sulla Cooperazione allo Sviluppo

Magazine, 22/02/2018.

Dopo la conferenza pubblica organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con DGCS e AICS, ho ascoltato Corrado Oppedisano, Consigliere Nazionale al Ministero degli Esteri, Cofondatore di Forumsad, Consigliere AOI, su cooperazione allo sviluppo nel contesto internazionale Ponendogli alcune domande.

Oppedisano, riformata la legge sulla cooperazione allo sviluppo (CS) quali novità si evidenziano?
«Intanto l’approvazione della strategia Italiana in materia di sviluppo sostenibile, quindi l’adesione dell’Italia ai contenuti programmatici di Agenda 2030, che significa un’energia nuova anche al mondo della CS che, partendo dalla legge di riforma 125 del 2014 assume maggiore forza, in quanto viene finalmente declinata in un’ottica di complessità e di trasformazione. Significa, viste le condizioni del pianeta, avere al fianco delle politiche estere del governo l’esperienza e la conoscenza della nostro settore per analizzare i fenomeni in chiave globale, nella loro multidisciplinare-interdipendenza. Affermare quindi quanto dichiarato dal Ministro Alfano: che la cooperazione internazionale è politica estera non sia un mero strumento».

Entriamo nel merito con esempi...
«Nelle zone povere e in violazione dei diritti, le persone cercano rifugio/protezione. Conosciamo bene il significato di abbandonare le terre e che l’Europa non sia più l’El Dorado. Ma se sovrapponiamo questa mobilità a quella dei potenziali profughi climatici prodotti dalla siccità -ad esempio-del lago Ciad che abbraccia Nigeria, Niger, Ciad e Camerun; ai conflitti (Yemen e Siria),  dove in sette anni, 5 milioni di cittadini hanno lasciato la regione; a quella dei fisiologici “migranti economici”significa che, in assenza di risoluzioni globali, le migrazioni saranno sempre più elevate. Valutiamo anche un dato evidente, che ad attendere gli immigrati ci sono “i resti” di anni di crisi economiche irrisolte». 

Quindi che si fa?
«Intanto bisogna proseguire nell’analisi dei rapporti esistenti che ci aggiornano sugli aspetti globali. Poi intervenire con soluzioni sostenibili e coese globalmente. Pensiamo al dato delle ONU che indica la Nigeria in crescita demografia esponenziale, passando dai 38 milioni di abitanti del 1950 a 180milioni odierni. Proiettando il paese a 260 milioni nel 2030. Significa che a breve, il solo popolo Nigeriano rappresenterà metà di quello Europeo, che invece, resta immobile con denatalità epocale. Se il mondo si muove così velocemente e in modalità globale, saranno necessari provvedimenti di pari portata».

Dati impressionanti...
«I dati si, ma pensiamo anche da esseri umani, all’intima tragedia di chi è costretto a scappare dalla sua terra per difendere un sacrosanto “diritto a vivere”»

È una situazione complessa e va vista da più angolazioni...
«Certo è questo il punto. Aggiungo che, il mondo della Cooperazione ha il dovere di sollecitare, incalzare i governi al rispetto dell’Agenda 2030, a costo di essere antitetici».

Altrimenti?
«L’enorme crescita demografica dell’Africa si rivelerà sempre più una povertà ereditata tra generazioni con vaste conseguenze, essendo le povertà sempre  più maggioranza».

È il punto di vista di chi fugge?
«È prioritario, poiché chi  spaventato e senza chances tra desertificazioni, boko haram, e le bombe di Raqqa e Kobane, sceglierà comunque la “vecchia Europa”».

In questo senso l’Europa cosa fa?
«Dum Romae consulitur. Intanto cresce un clima di controversa intolleranza».

Un pò quello che succede in Italia...
«Sì, perché la partita migrazioni si gioca proprio a casa nostra. Ricordo che nel 2013/14 l’operazione “Mare Nostrum” sancì una pagina memorabile nella storia d’Europa».

Poi?
«Poi,4 governi in 5 anni  non hanno pianificato un gran che, salvo -in zona Cesarini- il “Decreto Minniti”».

E le ONG che fanno?
«Con 60 milioni di persone in mobilità mondiale, auspichiamo governi stabili e “illuminati”, poiché da decenni cooperiamo con interventi mirati nei pvs, informiamo, incalziamo governi e caparbiamente trasmettiamo alle generazioni future percorsi educativi fondamentali su mondialità, sviluppo, cittadinanza, diritti, in partner con scuola/università e privato sociale. Tra scienza e tecnica si, si fa politica».

In tal senso le conoscenze e competenze globali saranno prioritarie 
«Sicuramente».

Altrimenti?
«Se intendi salvare chi sta annegando -senza tecniche di salvamento- rischi di annegare anche tu».

Di cosa necessita la politica?  
«Di stipulare un patto tra economia e società e adattare politiche internazionali di distensione e pace, sociale ed economica, con riforme importanti».

La politica sui temi globali sembra in default
«Vero! Incertezze e incompetenze producono immobilismo e indifferenza. Basta guardare quei governi che si nascondono dietro muri, reticolati, la razza, il colore, mentre questioni irrisolte si sovrappongono».

Come si è prodotto cotanto egoismo?
«Semplice, la disaffezione alla politica ha innescato negli anni un irresponsabile turnover, inadeguato ai tempi. Nessuna visione d’insieme ne sul presente, tantomeno nel lungo periodo. E cosa ancor più grave, senza dover rispondere al consenso popolare».

Ripartire quindi, ma da dove?
«Dal punto più alto: le istituzioni Internazionali».

Ad esempio?
«Va riformata una anacronistica ambiguità di fondo: la procedura sul diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu per evitare conflitti nella sicurezza e nella pace. A seguire è indefettibile l’inserimento di un membro UE. E sui processi geopolitici in atto nella zona Euromediterranea, è lampante l’esigenza di nuove strutture operative UE a garanzia di pace e dei diritti umani».

Concordo, ma tra  Brexit e i Paesi che chiudono ai profughi,  l’Unione risulta incoerente sui processi di integrazione
«
C’è anche l’Irlanda disposta a prende i nostri profughi! L’UE è qualcosa di molto grande e articolata. Ha garantito la pace e posto le precondizioni per un benessere sociale diffuso, in un territorio sensibile alle guerre. E’ ancor oggi il primo donatore mondiale in CS». 

Si ma si invocano  sovranità nazionali...
«L’Unione Europea deve andare avanti nel percorso di coesione come prima detto. I nostalgici di “Varsavia”? Non li inseguirei sul terreno, antistorico della violazione dei diritti, ci porterebbe ad arretrare con loro».

Una soluzione?
«Predisporre una nuova governance, anche generazionale, per introdurre nel sistema sociale ed economico una dimensione internazionale - non solo securitaria – e armonizzare la crescita economica Europea con libertà e diritti. Un nuovo modello di Europa». 

Riconnettiamoci alla Conferenza Nazionale del Ministero per la CS...
«Sono molto soddisfatto della Conferenza per la presenza di stakeholder di alto livello. Ancor di più per gli studenti presenti: “la generazione Erasmus”».

Si riferisce a quel cambio di governance?
«Essì! il fatto più rilevante è dato da chi ti ascolta. I giovani gli studenti sono i terminali sparsi nel pianeta che si mescolano in assenza di pregiudizio. Maggiore è il dialogo, migliore sarà la contaminazione dello spazio di pace nel pianeta».

Le iniziative che promuovete su Genova coinvolgono molti studenti?
«Si, con Reach Italia, Forumsad, Aoi, promuoviamo percorsi di alternanza scuola lavoro con il Liceo Piero Gobetti, il Convitto Colombo e altri. Siamo alla 5^ edizione».

Come si pone l’Alternanza scuola lavoro con ciò detto?
«È il miglior investimento per il futuro. Una esperienza formativo/innovativa che unisce il sapere al saper fare attraverso la conoscenza dei fenomeni globali in atto e le sostenibilità per il futuro. Inoltre gli interventi di cooperazione nel mondo offrono una panoramica delle nuove opportunità di lavoro su cui confrontarsi».

Quindi in chiusura ciò che emerge dalla conferenza e positivismo?
«Dall’Africa, all'Asia, all’Europa, all'Est o all’America Latina la Cooperazione, su settori di sviluppo quali l’agricoltura, l’educazione, la nutrizione, sanità, istruzione e altro, attua da decenni, un complesso lavoro di rapporti, costruendo migliori condizioni di vita. Anche se c’è molto da fare, negli ultimi vent’anni, -grazie anche a questi interventi-, in molti paesi della Cina, India, Sud America, e in qualche paese Africano la povertà è stata realmente ridotta. Significa aver salvato la vita a milioni di persone».

Di Marco Ventura

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