La Bologna universitaria di Flavia Biondi in La Giusta Mezura

Magazine, 26/10/2017.

Per Manuel vivere è come ascoltare una musica senza ballare. Lui la ascolta per le note. Per comporre una canzone tutta sua. Riesce a distillare una frase da ogni rumore del mondo.
[La Giusta Mezura – Flavia Biondi ]

Incontriamo Mia durante una nottata bolognese. È una ragazza di trent’anni prigioniera di una vita che fatica a sbocciare nella Bologna degli universitari, una città che sembra quasi appartenga ad un mondo parallelo fatto di incontri in piazza, case condivise e ambizioni che sfumano come la vodka usata per condire le pasta.

Flavia Biondi, dopo aver sorpreso con La Generazione (ed Bao, 140 pp – 15 euro) nel quale racconta di Matteo e il suo ritorno a casa tra la provincia toscana e le mille vicissitudini della sua famiglia, affronta un nuovo racconto di vita e di relazioni ne La Giusta Mezura (Ed BaoPubblishing – pp 160, 19 euro). Protagonisti due ragazzi di trentanni: Manuel, scrittore, e Mia.

Mia è laureata, indecisa, volubile, e come tanti nella sua condizione appare prigioniera di un mondo che non sente proprio. Vuole tornare ad essere padrona della proprie scelte mettendo in discussione ogni cosa: un lavoro che non ha mai amato, i suoi amici e persino Manuel.

Non so quando Manuel abbia smesso di guardarmi come mi guardava allora. Non so quando abbia smesso di farlo io. So solo che mi manca quella sensazione.

«Manuel e Mia – racconta Flavia - per me sono due punti di vista opposti che si confrontano sull'amore. Manuel è bianco e nero, Mia una serie infinita di graduazioni di grigio. Manuel ha degli ideali forti, Mia è una scettica. Uno apre le braccia e l'altra fa resistenza. Per me è stato molto bello lavorare con loro».

Flavia si fa apprezzare per una scrittura notevole, affronta un tema non facile – enorme il rischio di déjà-vu – in modo eccellente, rendendo la lettura un ottimo incontro e allo stesso tempo momento di introspezione.

Così come ne La Generazione, anche ne La Giusta Mezura il lettore si perde dentro se stesso, le proprie scelte, gli affetti, i momenti in cui tutto è più difficile e quelli in cui, inevitabili, arrivano i cambiamenti. Il suo è un racconto critico, ma senza giudizio e questo è ciò che lo rende davvero una bella esperienza di lettura. La sua penna osserva, disegna e racconta.

Nel volume compiscono il tratto caldo, il saper caratterizzare indole e anima dei personaggi con linee accennate e una ottima capacità di costruire dialoghi estremamente credibili. «Costruisco le scene partendo proprio dai dialoghi: so cosa succederà ma non come. Apro un file di testo e comincio a scrivere a raffica una conversazione. Come mi viene. Lascio che le persone che mi sono costruita in testa facciano il lavoro al posto mio. Poi rileggo, taglio, taglio, taglio e lascio l'essenziale. Dopodiché cerco di incastrare tutto nella forma delle vignette». Il risultato è un racconto che diventa memoria, talmente personale da riuscire a rompere la barriera di cellulosa tra chi legge e chi scrive.

«I miei racconti – confessa - non sono (fino a oggi) autobiografici. Inevitabilmente però ma mi capita di partire da qualcosa di mio, romanzarlo e inserirlo nelle storie. Ci sono sempre piccole cose di me in quel che racconto. Ad esempio, la casa della nonna ne La Generazione è la casa di una mia zia, la fissazione della madre di Mia per accumulare pentole per la sua dote è quella di mia madre. Lo stesso capita per alcune piccole cose. Se devo indicare qualcosa di più personale nelle mie storie allora penso ai difetti dei protagonisti. Trovo che le imperfezioni dei personaggi li rendano più reali, più veri e quelle che conosco maggiormente sono, appunto, le mie».

Il risultato della lettura offerta dalla penna e dal tratto di Flavia fanno sì che molto dei protagonisti lo si trovi nella propria esistenza. Mia e Manuel sono personaggi talmente vivi che la loro crescita è qualcosa di tangibile. Nelle prima pagine i due ragazzi stanno assieme ma non sono vicini, ciascuno perso nel proprio mondo come monadi leibniziane; condividono spazio, non vita.

Mancano appunto della Giusta Mezural’equilibrio cantato nell’amore cortese - che trasforma due persone in coppia. Farsi metà per valer più del doppio. Ottima l’idea di usare un racconto nel racconto, un modo per raccontare i protagonisti da fuori, usando le parole di Manuel. In questo modo, la vita dei due diventa meta-racconto.

La lettura non è come ammette Flavia, autobiografica, almeno non nella misura di esperienza; lo è invece sotto il profilo di riflessione sulla generazione dei trentenni di oggi.

«I trentenni di oggi – racconta - penso siano meno inseriti di quelli di una decina di anni fa. Pochi dei miei coetanei, soprattutto quelli che lavorano in ambienti creativi, hanno un impiego stabile, una casa, una famiglia in costruzione. Per alcuni aspetti siamo più flessibili, più agguerriti, per altri siamo costantemente preoccupati per il futuro e alcuni di noi sanno che non avranno mai la stabilità delle famiglie in cui sono cresciuti».

In questo contesto anche l’ambiente diventa metafora. La Bologna che Mia racconta all’inizio come città di frontiera, dove tutti hanno la sensazione di lasciarsi il passato alle spalle per costruirsi il proprio futuro diventa, mano a mano che la lettura procede, una creatura anaffettiva, che cambia pelle per sembrare diversa ma che è distaccata dai suoi ospiti a tempo.

Facile vedere in questa distacco un contrasto evidente con la provincia fiorentina che invece invade la vita della famiglia raccontata ne La Generazione.

«Bologna è una città che puoi ignorare o puoi amare follemente, è una città fatta di persone e di posti dove si trovano le persone. Devi avere il cuore aperto e lo stomaco forte. Il paese in cui sono cresciuta, da cui mi sono ispirata per la storia di Matteo in La generazione, può essere soffocante ma allo stesso tempo si affaccia su meravigliosi spazi aperti che vivendo in città non vedo mai e che mi mancano. Penso che la giusta misura sia data anche dal punto di vista che scegliamo di adottare riguardo l'ambiente che ci circonda».

Flavia sarà proprio a Bologna alle 18.00 di venerdì prossimo, il 27 ottobre, per presentare nel negozio Feltrinelli di Piazza Ravegnana il suo lavoro. Un’anteprima per la città ospite del suo volume, un’occasione di incontro che diventerà festa qualche giorno dopo, a Lucca.

Inevitabile che il discorso finisca su un Lucca Comics e Games che la vedrà tra gli autori più attesi. «Durante quest'edizione correrò tutto il giorno fra lo stand di BAO Publishing e la Self Area ad aiutare i ragazzi con cui faccio autoproduzione (Manticora Autoproduzioni, Attaccapanni Press). Sarà sicuramente un'edizione intensa, ma sono veramente entusiasta di entrambe le cose. Lucca è una fiera massacrante, ma l'adoro dal profondo del cuore».

Anche lei, come me, ha in cima alla sua wish list il nuovo volume della coppia de Il Porto Proibito. «L'uscita che aspetto di più, proprio a livello di fangirl scatenata, è senz'altro Non stancarti di andare di Teresa Radice e Stefano Turconi (BAO Publishing)», che proprio a Lucca farà il suo attesissimo debutto.

Di Francesco Cascione

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