Blade Runner 2049, il sequel con Ryan Gosling e Harrison Ford

Magazine, 12/10/2017.

Ci sono film che restano nella storia del cinema e altri che la storia del cinema la fanno. Questo è il caso di Blade Runner (1982), diretto da Ridley Scott, il film distopico precursore di tutti i film distopici, e al contempo l’origine di una delle più famose citazioni cinematografiche: Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare.

Trentacinque anni dopo l’uscita nelle sale di questo cult cinematografico, è approdato sul grande schermo l’attesissimo, ma quasi del tutto inaspettato, seguito Blade Runner 2049, per la regia di Denis Villenueve e la sceneggiatura di Hampton Fancher (già dell’originale) e Michael Green.

Il modello è sempre lo stesso, così come l’universo di rovina e grigiore in cui si muovono i protagonisti: le ambientazioni fanno da spola tra una fatiscente Los Angeles sommersa dalla neve e illuminata dalla luce artificiale delle pubblicità, e una Las Vegas distrutta dai cambiamenti climatici e resa desertica e desolata. Sempre presente la minaccia dell’Oceano, burrascoso e in tumulto, reso indomabile dai risultati della devastazione climatica perpetrata dall’uomo.

Nel 2049, trent’anni dopo la storia del detective Deckard (Harrison Ford in una delle sue interpretazioni più apprezzate dal pubblico) raccontata nel primo film, in un mondo sempre più oscuro e con prospettive di riscatto sempre più flebili, fa la sua comparsa sulla scena l’agente K (Ryan Gosling), giovane leva della divisione Blade Runner della polizia di Los Angeles. La missione che gli viene affidata è semplice: scovare e ritirare tutti i replicanti modello Nexus 8, per preparare il mondo –o quello che ne rimane- alla nuova e più aggiornata versione, i Nexus 9, creati dal cieco cyber-nerd Niander Wallace (Jared Leto).

Nel corso di questa sua missione, in cui viene aiutato da un’intelligenza artificiale che si manifesta sotto forma di un affascinante ologramma con le sembianze e l’interpretazione (davvero notevole) di Ana De Armas, l’agente K fa una scoperta che potrebbe mettere a rischio l’intera esistenza umana sul pianeta. L’unico che può aiutarlo a rispondere a certi quesiti è proprio Rick Deckard, l’agente Blade Runner scomparso anni prima insieme alla replicante Rachel.

In un susseguirsi di colpi di scena che rendono queste due ore e quaranta minuti un continuo crescere di interrogativi e scoperte per nulla banali, Blade Runner 2049 si colloca perfettamente in linea con il suo predecessore, portando sullo schermo non solo una storia molto umana nella sua versione fantascientifica, ma tutto un mondo, inquietante, irrealistico, ma al tempo stesso tremendamente verosimile.

L’interrogativo finale è sempre lo stesso: in fondo, cosa ci rende vivi? E cosa, invece, ci rende umani? 

Di Barbara Cosimo

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