The Circle, prospettive inquietanti da un futuro plausibile

Marco Bond (wallpaperwide.com) - Flickr.com

Magazine, 04/05/2017.

In un universo distopico, ma non poi così diverso dalla realtà, Mae Holland (Emma Watson) è una giovane ragazza piena di sogni che vive una realtà piuttosto lontana dalle sue aspettative. Mae lavora come addetta alla costumer care in una piccola azienda e con il suo modesto stipendio mantiene anche i genitori, messi economicamente in ginocchio dalle spese mediche che il padre (il compianto Bill Paxton, nel film alla sua ultima interpretazione), malato di sclerosi multipla, deve affrontare.

Inaspettatamente, Mae ottiene il lavoro dei suoi sogni, nell’azienda tecnologica più in voga del momento: The Circle, che rappresenta l’evoluzione massima delle potenzialità della rete, raggruppando in sé tutte le funzioni per le quali oggi esistono decine di software e applicazioni.

Non solo, The Circle è sotto tutti gli aspetti l’azienda giovane e dinamica in cui tutti vorrebbero lavorare, con tanto di convention, party aziendali tutti i weekend, lezioni di ginnastica e di yoga e ogni tipo di benefit. A capo dell’azienda c’è il carismatico Eamon Bailey (Tom Hanks) che, come in una sorta di reincarnazione di Steve Jobs, orchestra il tutto sia da dietro che da davanti le quinte, mettendo in scena a ogni incontro con il pubblico dei veri e propri show.

In questa realtà lavorativa apparentemente meravigliosa c’è solo un piccolo inconveniente: la privacy non esiste e la vita privata è sacrificata in nome di un’utopistica trasparenza che riguarda tutti gli aspetti della vita dei dipendenti e, per osmosi, anche del mondo fuori. La scelta che Mae dovrà fare, una volta capito qual è il prezzo, sarà valutare che non sia troppo alto.

Tratto dall’omonimo best seller di Dave Eggers e diretto da James Adam Ponsoldt, The Circle riesce a inquietare lo spettatore senza però riuscire a coinvolgerlo al 100%. L’idea di partenza è senz’altro interessante; quello che invece non convince nel film (oltre alla Watson, che in questo ruolo non ho trovato molto credibile) è lo scarso spessore dato ai personaggi principali, prima fra tutti proprio Mae, che risulta incoerente al punto da rendere il finale di dubbia comprensione.

La storia merita comunque una riflessione e, se non basterà a dissuaderci dal condividere con il mondo ogni più intimo dettaglio della nostra vita, rimane comunque un monito da tenere presente.

Di Barbara Cosimo

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