Università Niccolò Cusano: la facoltà è sesta per qualità della ricerca

Magazine, 24/04/2017.

Per chi è in procinto di scegliere la facoltà universitaria, oltre a seguire le proprie inclinazioni, è anche bene sapere quali sono le migliori scelte possibili, sia in termini di qualità dell’ateneo, sia di possibilità di ricerca future.

L’Anvur, l’Agenzia Nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca ha stilato una speciale classifica dedicata alla Valutazione della qualità della ricerca, che ha fatto guadagnare il sesto posto alla facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Si tratta di un risultato molto significativo, raggiunto sia grazie al costante impegno dei docenti, sia grazie agli investimenti che l’ateneo ha promosso in questi anni, come ha sottolineato il coordinatore della facoltà di Ingegneria, Gino Di Bella.

«Per noi – ha dichiarato Di Bella all’agenzia Dire - è un risultato di grandissimo prestigio che premia quattro anni di duro lavoro fatto dalla struttura, con investimenti significativi, che ci hanno consentito di avere in tempi estremamente rapidi dei laboratori e di acquisire personale di alto livello da altri atenei. Durante questo periodo c’è stato un grande impegno anche da parte dei professori e dei ricercatori nella messa a punto della parte didattica che, essendo telematica, ha richiesto tempo e impegno notevoli».

Proprio il laboratorio dell’ateneo, vero fiore all’occhiello dell’Università Niccolò Cusano ha permesso la vittoria di due progetti Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale) banditi dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Non a caso anche gli studenti hanno riconosciuto il grande valore dell’Università con il moltiplicarsi delle iscrizioni che in soli tre anni sono passate da 20 immatricolazioni a 1000.

«Il nostro progetto - ha continuato Guarino - mira a ottenere dei rivestimenti per chiglie di barche e navi che siano antivegetativi, che evitino la formazione di alghe e vegetazione varia sullo scafo della barca. Questo da un lato si traduce in un minor attrito dello scafo, quindi un minor consumo energetico, dall’altro evita il diffondersi delle diverse specie vegetative da un territorio ad un altro. È un progetto a cui crediamo molto, sviluppato in collaborazione con altre aziende italiane, in particolare la Azimut Benetti che produce navi e yacht di alto profilo. Questo anche per dire che la ricerca che facciamo qui - ha concluso il professore - ha un impatto  decisivo e può essere utilizzata dal mondo industriale per poi avere dei prodotti di elevato profilo».

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