Presagio Faust: se le divinità si incarnano in miti pop

Magazine, 16/03/2017.

Ogni novant’anni dodici dei si incarnano in altrettanti ragazzi.
Vengono amati. Vengono odiati.
Nel giro di due anni sono tutti morti.
Sta succedendo ora
Sta succedendo di nuovo.
(Dalla quarta di copertina di The Wiked + The Divine)

Giovani. Amati. Venerati. Odiati. Divini. Pure troppo.
The Wicked + The Divine, la serie Image di Gillen McKelvie e Wilson Cowles è arrivata in Italia edita da Bao ed è stata tra i prodotti di punta dell’ultima edizione di Cartoomix 2017.

Edita con cinque diverse copertine – una per ogni divinità protagonista del primo volume, Presagio Faust (ed Bao Pubblishing, 176 pp, 19 Eur) – ha avuto anche una copertina speciale, tirata in 300 copie, che celebrasse la presenza in fiera dei due autori e che è andata letteralmente a ruba diventano, naturalmente, oggetto pop in piena continuità con lo spirito dell’opera. Ordinandolo on line invece la copertina viene assegnata casualmente. Una sfida lanciata dalla Bao ai lettori. Solo all’arrivo del volume infatti, il lettore vedrà quale delle divinità del Pantheon è quella assegnata a lui.

Un successo annunciato insomma; bella la confezione; copertine davvero cool e che si conferma anche dopo la lettura. Lo spunto è quando mai intrigante; Tony Scott incontra Neil Gaiman e gli American Gods vivono secondo il motto di Due Vite al Massimo, film del compianto fratello di Ridley.

Vivi al massimo, muori giovane e lascia di te un bel cadavere. Gli dei vivono tra noi secondo un destino definito che si ripete uguale dalla notte dei tempi.

«I Mortali sono sempre più interessati agli dei di quanto non gli dei a loro. In generale, gli dei desiderano solo adorazione»

L’opera si annuncia come riflessione sul mito delle pop star – Dei del XXI secolo -, sul loro rapporto col pubblico e su una vita spesa tra successo e venerazione e su quanto questa abbia effetti sui fan, giovani, fragili eppure dotati del coraggio di chi conosce e consuma quell’eterno presente chiamato adolescenza, che diventa essa stessa parte di una mitologia ambita da un mondo perso tra nostalgia del passato e voglia di eterna gioventù.

Laura, la protagonista umana, è un’adolescente che vive immersa tra i miti del suo tempo – le pop star del Pantheon - e racconta molto della fase di crescita che è percorso naturale eppure tutt’altro che semplice.

Il rapporto tra Laura e i suoi miti è assolutamente realistico e reso al massimo da una costruzione del racconto che mette gli dei al centro e Laura accanto a loro; sospesa tra venerazione e ambizione che un piccola quantità del Glamour del quale sono intrisi gli dei tocchi anche lei.

Il Pantheon è venerato in quanto ambito, desiderato. Laura vive, sceglie e quando le viene chiesto coraggio - che non è assenza di paura ma coscienza di essa - mostra carattere e decisione che svelano la ragazzina che sta smettendo di essere per diventare la donna che vorrà.

Per lei i due anni di mito regalato agli dei sono la linea d’ombra di Conrad; il tempo delle scelte che decideranno un futuro visto come l’orizzonte da una spiaggia, presente eppure irraggiungibile.

La scelta grafica degli autori è semplicemente perfetta. Perfette le linee, perfette le inquadrature, perfetti i colori di Mattew Wilson. Tratti decisi e colori vivi e tavole che si rincorrono veloci come un concerto nel quale è impossibile restare fermi. Anche la magia ha un ritmo pop, nessuna formula magica.

Facile ritrovare nei protagonisti le fattezze di alcuni miti pop; ovviamente non può mancare il duca bianco – emblema stesso della mitologia contemporanea -, incarnazione dell’anarchia di Lucifero e mito mortale ed immortale.

Tutti gli dei sono al cospetto di Ananke, madre, padrona, destino dei 12 del Pantheon a cui promette gloria e morte. L’abilità di McKelvie nello sceneggiare è tutta nel saper raccontare i personaggi, gli dei, attraverso modi, dialoghi, vizi e virtù. Come per gli dei classici anche i suoi incarnano desideri, passioni e perversioni umane. Una sfida che quando si sceglie una storia corale – tutti i dodici sono e saranno protagonisti – è difficile da superare e che invece riesce con naturale successo.

Alcune pagine sono una festa per gli occhi, ma non autoreferenziali; immagini pirotecniche al servizio della storia. Su tutte una sequenza underground che alterna nero e colori in modo claustrofobico con una resa estremamente efficace. Il volume scorre veloce lasciando sul lettore domande, sorprese e soprattutto la voglia di avviarsi a leggere il secondo capitolo.

Un racconto che parla di adolescenza, di nostalgia, di mitologia e lo fa in modo nuovo. Un volume da consigliare , comprare e regalare, perché forse tra le esperienze di lettura più intense di questo inizio anno.

Di Francesco Cascione

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