10 citazioni per innamorarsi di Genova, da Dickens a Petrarca

Maurizio Beatrici/Wikimedia Commons

Genova, 17/08/2018.

Come descrivereste Genova se la vedeste per la prima volta con gli occhi di un turista? Quali edifici incontrerebbero il vostro interesse e quali sguardi vi piacerebbe incrociare? In quali vicoli vi piacerebbe perdervi e da quali profumi lasciarvi guidare? Per descrivere Genova si possono usare, e sono state usate, tante parole diverse: in questo articolo abbiamo selezionato alcune delle migliori frasi per descrivere Genova, a opera di grandi scrittori e intellettuali del passato, per farvi innamorare di nuovo della Superba, con tutti i suoi limiti e le sue incantevoli contraddizioni. Eccone 10 da ricordare:

Honoré de Balzac. Balzac visse nella prima metà dell’800 e giunse a Genova nel 1937, una sosta intermedia del viaggio che lo avrebbe poi portato in Sardegna. Si fermò in città per una settimana, ospite del Marchese Di Negro. Balzac espresse parole di ammirazione sia per la città di Genova che per le donne genovesi, che ipotizzò lo stesso Michelangelo avesse scelto come modelle per la rappresentazione delle figure scultoree de il Giorno e la Notte.

Se la tarda sera è bella in qualche luogo, lo è indubbiamente a Genova, quando è piovuto come piove laggiù, a torrenti, per tutta la mattinata; quando la purezza del mare gareggia con la purezza del cielo; quando il silenzio regna sul viale e nei boschetti di quella villa [Di Negro], tra i marmi dalla bocca spalancata da cui l'acqua fluisce con un senso di mistero; quando le stelle brillano, quando le onde del Mediterraneo si susseguono come le confidenze di una donna a cui strappiate parola per parola".

Joseph Conrad. Joseph Conrad, visse a cavallo tra il XIX e il XX secolo e approdò sulle coste della Superba nel 1914. La città lo incantò a tal punto che diventò la scenografia del suo romanzo incompiuto Suspense. I protagonisti del libro, pubblicato postumo nel 1925, si muovono nelle due dimensioni cittadine: quella quasi oscura del porto e della città vecchia, con i suoi vicoli e cunicoli, e quella aperta e trasparente del mare.

Un cupo rossore infuocava le facciate marmoree dei palazzi ammassati lungo le pendici di un'arida collina il cui spoglio crinale tracciava, alto sul cielo che imbruniva, un rigo luminoso e spettrale. Il sole invernale tramontava sul golfo di Genova. Oltre la costa a oriente il cielo era come vetro scuro. Anche il mare aperto aveva un aspetto vitreo, e sulla sua superficie rossastra la luce della sera indugiava come incapace di staccarsene".

Hans Christian Andersen. Tutti noi, da bambini, abbiamo conosciuto le fiabe di Andersen, da La Sirenetta a La principessa sul pisello fino a  Mignolino. Giunto a Genova nel 1834, Andersen la descrisse con particolare ammirazione, descrivendo il viaggio per mare che da Genova lo ha portato verso sud come “uno dei più belli che si possano fare”.

Genova poi sorge sulle colline, in mezzo ad oliveti verdi-azzurri. Nei giardini crescevano aranci e melograni, e i lucenti limoni verde pallido facevano pensare alla primavera, proprio allora che noi scandinavi ci approssimiamo all'inverno. I temi degni d'un quadro succedevano l'uno all'altro; per me tutto era nuovo e indimenticabile, e vedo ancora adesso gli antichi ponti ricoperti d'edera, i cappuccini per la strada e le schiere di pescatori genovesi con i berretti rossi in testa. La costa era tutto uno splendore, con le belle ville e il mare costellato di velieri e vapori dai camini fumanti”.

Charles Dickens. A metà dell’800, precisamente nel 1844, giunse a Genova Charles Dickens, nella triplice veste di giornalista, reporter di viaggio e scrittore. Nel periodo trascorso in città soggiornò nel quartiere di Albaro, all’epoca una zona di campagna, presso Villa Bagnarello, in Via San Nazaro. Dickens descrisse la villa come una Pink Prison, una prigione rosa, per via dello stato di degrado a cui era relegata. Al contrario, per Genova espresse parole di ammirazione.

È un posto che cresce dentro di voi giorno per giorno. Sembra sempre che vi sia qualcosa da scoprirvi. Potete smarrire il vostro cammino (che cosa gradevole è, quando siete senza meta!) venti volte al giorno, se vi aggrada; e ritrovarlo tra le più sorprendenti ed inaspettate difficoltà. Abbonda dei più strani contrasti: cose pittoresche, brutte, meschine, magnifiche, deliziose e disgustose vi si parano davanti allo sguardo ad ogni angolo”.

Gustave Flaubert. Anche lo scrittore francese Gustave Flaubert, giunto a Genova nel 1845 per accompagnare la sorella e il cognato durante il loro viaggio in nozze in Italia, rimase entusiasta della città e la decantò in una serie di lettere indirizzate ad altri intellettuali dell’epoca, descrivendone, con dovizia di particolari, le opere d’arte contenute nei palazzi d’epoca, le spiagge e i suoi caruggi.

Ho visto una bellissima strada, la via Aurelia, ed ora sono in una bella città, una vera bella città, Genova. Cammino sul marmo, tutto è di marmo: scale, balconi, palazzi. I palazzi si toccano tanto sono vicini e, passando dalla strada, si vedono i soffitti patrizi tutti dipinti e dorati. Vado a visitare le chiese, sento cantare suonare l'organo, guardo i monaci, osservo i paramenti sacri, gli altari, le statue; in altri momento (ma non so bene quali) forse avrei riflettuto di più e guardato di meno. Invece qui spalanco gli occhi su tutto, ingenuamente, semplicemente, e forse è molto meglio”.

Friedrich Nietzsche. Tra i visitatori illustri che soggiornarono tra le mura della Superba si distingue anche Friedrich Nietzsche, uno dei più grandi filosofi della storia, saggista e compositore. Nietzsche giunse a Genova per la prima volta nel 1880, per sfuggire al freddo inverno svizzero e all’amore impossibile per Cosima Wagner. Prese dimora in Salita delle Battistine, in una casa in che fece da culla ad alcune delle sue opere più importanti.

Quando uno va a Genova è come se si fosse riusciti ad evadere da sé stessi: la volontà si dilata, non si ha più coraggio di essere vili. Mai ho sentito l'animo traboccante di gratitudine, come durante questo mio pellegrinaggio attraverso Genova”.

Francesco Petrarca. Vissuto nel XIV secolo, Petrarca si recò a Genova nel 1358 e la descrisse con ammirazione, senza però astenersi dal fare una sinistra previsione sul suo futuro, nel suo brano Descrizione di Genova.

Veniamo a Genova, che dici di non aver mai visto. Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare; la sua stessa potenza, come è già accaduto a molte città, le nuoce e le reca danno, perché offre materia alle contese e alle gelosie cittadine.”

Mary Shelley. Anche Mary Shelley, la scrittrice inglese e madre artistica di Frankestein, trascorse a Genova un anno della sua vita, soggiornando con amici britannici a Villa Negrotto. Fu un periodo non proprio entusiasmante per la Shelley, che nei mesi precedenti, durante il viaggio in Italia che aveva iniziato con il marito Percy e i loro due figli, aveva perso lui, annegato in mare nel Golfo di La Spezia e anche i bambini, morti di malattia a Venezia e Firenze. Ciò nonostante, Genova rappresentò per lei un luogo sereno.

Genova! La mia città natale – città gloriosa! Volgendo lo sguardo alle onde azzurre del Mediterraneo – non ti ricordi di me nella mia giovinezza, quando le tue scogliere e i promontori, il tuo cielo luminoso e gli allegri vigneti, erano il mio mondo?”

George Gordon Byron. Byron approdò a Genova nel 1822, a bordo del suo yacht, accompagnato dall’amante Teresa Guiccioli. Byron si recò a Genova sconvolto dalla morte di Percy Shelley, annegato, appunto, durante la traversata del Golfo di La Spezia. Anche lui soggiornò in Albaro, in Villa Saluzzo, la dimora nel verde costruita dalla famiglia Sauli. Su Genova non scrisse poemi, ma in una lettera a un amico ne confermò l’influsso positivo che aveva la sua aria sullo spirito e sul corpo.

[...] ho domandato al Dr Alexander che è qui la migliore autorità medica – e dice che l'aria di Genova è la migliore possibile – e i bagni sufficientemente convenienti.”

Mark Twain. L’americano Mark Twain sbarcò a Genova nel 1867, a bordo della prima crociera turistica della storia: la nave Quaker City. La nave solcò l’oceano Atlantico e approdò in diversi porti europei, tra cui quello della Superba. Seppur solo di passaggio, della Superba riuscì a cogliere delle sfumature così intime e private della città da essere forse tra le più veritiere e, ancora oggi, realistiche.

Schiva e gelosa del suo passato, se ne sta accoccolata tra i suoi edifici, ricchi e sontuosi all'interno, malconci e decadenti all'esterno. La Superba è un appellativo che le si adatta magnificamente pensando soprattutto alle donne! Queste dimore [i Rolli] erano vuote, i nobili proprietari stavano trascorrendo in campagna le calde giornate estive. Ma anche se vi avessero abitato, noi cittadini del Nuovo Mondo non saremmo mai stati invitati per il piacere di far conoscenza e di consumare insieme una cena".

Di Barbara Cosimo

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