Cantare Dante? Chiara Guidi l'ha dimostrato alla Tosse

P. Castellucci
Teatro della Tosse Cerca sulla mappa

Genova, 10/11/2018.

Restituire alle cantiche dantesche la dimensione sonora e quella del canto è stata la direzione presa dalla ricerca di Chiara Guidi, (Socìetas Raffaello Sanzio), al cospetto del più grande poeta della nostra lingua. Da anni impegnata in una profonda indagine sulla voce a teatro, in questa avventura sulla parola intoccabile di Dante Alighieri, Guidi ha avuto accanto a lei il musicista e compositore Francesco Guerri impegnato sia su una chitarra taglia pasta che al violoncello e Andrea Scardovi che si è occupato in cabina di regia della cura del suono. Proponendo alcune delle più famose cantiche dell'Inferno, da Paolo e Francesca al Conte Ugolino, Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia di Dante è andato in scena al Teatro della Tosse giovedì 8 novembre 2018.

Un concerto a tre dunque per far risuonare le parole prima ancora che i versi. Come fossero tasti o stringhe di un strumento musicale le parole si stagliano nella lettura-cantata di Guidi e risuonano nel loro spessore semantico. Perché l'endecasillabo, secondo Guidi, imprigiona la parola dantesca. Occorre dunque spezzare questa metrica per restituire il giusto ritmo di quella che Guidi trova "una grande fiaba" piena di tante storie, incontri e personaggi. Il senso del percorrere una «selva oscura» entra a sua volta nella partitura per voce e strumento creando atmosfere incantatrici e spaventose al contempo, mentre Dante segue «lo duca mio», Virgilio. L'intera operazione è estremamente sottile e complicata dal fatto che molte parole (ha sottolineato Guidi) non si prestano a manipolazioni che tendono alla velocità per esempio, per cui a Guidi è stato spesso impedito di correre su alcuni passaggi, come trattenuta da un passo imprescindibile. 

In una forma di accordo inziale tra Guidi e Guerri, paragonabile al meccanismo a due tra lettore e ascoltatore del beckettiano Ohio Impromptu, uno schiocco di dita di Guerri interrompe la lettura-cantata di Guidi. A differenza però di quanto accade nel dramaticule dell'autore inglese, non c'è qui ripetizione ma un progressivo addentrarsi in un tempo, un ritmo, un andare insieme che non può che subire iniziali interruzioni per poi procedere. Quasi un ricordare che ciò che ci si aspetta da questa lettura potrebbe non arrivare, potrebbe saltare, potrebbe uscire dalla partitura più canonica perché questa lettura-cantata conduce appunto su altri toni e, per esempio, veste di voci speciali i diversi personaggi -  «ma Dante questo non lo fa», sottolinea Guidi in una chiacchierata a fine spettacolo a cui ha preso parte anche Francesco De Nicola, italianista e professore dell'Università di Genova.

Di Laura Santini

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