10 tipici modi di dire e proverbi genovesi: la Superba e il dialetto

Chiara Pieri

Genova, 10/03/2018.

La prima cosa da sapere quando si arriva a Genova, sia con l’intenzione di restarci, sia in visita provvisoria, è che è quasi più facile trovare la pentola con l’oro degli gnomi che un giovane genovese che conosca il dialetto. Non ne andiamo particolarmente fieri, ma la verità è che, la Liguria in generale, è una delle poche - se non l’unica - regione italiana in cui le nuove generazioni non solo non parlano il dialetto, ma nemmeno quasi lo capiscono. A portare alta la bandiera del genovese rimangono quindi solo gli anziani e qualche, sparuto, adulto, ormai quasi più raro da trovare di un unicorno.

Anche se il zeneize vero e proprio è considerato ormai quindi alla stregua di una lingua morta, chiunque decida di visitare la Superba potrebbe comunque incorrere in alcune reminiscenze, entrate ormai a far parte della lingua comune ma che rimangono di non facile interpretazione per chi non sia un minimo avvezzo al suono di questo dialetto. Per aiutare i foresti ad ambientarsi, ma anche i giovani genovesi con poca dimestichezza nell’uso della propria lingua madre, ecco qui sotto 10 tipici modi di dire e proverbi genovesi, che vanno oltre la già ben nota intercalare belin.

A l’à a belessa de l’ase - Ha bellezza dell’asino. Se un genovese vi rivolge questa frase potete prenderla in due modi. Se siete ottimisti per natura potete considerarlo quasi come un complimento, perché indica che, se non altro, siete di bell’aspetto. Se invece siete niente niente più patiscimili (permalosi), potreste vederne il lato negativo: un modo per dire che l’unica vostra dote è un bell’aspetto o, nella sua accezione originaria, che siete di bell’aspetto solo in quanto molto giovani. Sembra infatti che questo modo di dire derivi da una storpiatura del francese: La beauté de l’âge, letteralmente “La bellezza dell’età”.

Sciusciâ e sciorbî no se peu - Non si può aspirare e soffiare. Nessuno può negare che sia vero: aspirare e soffiare aria contemporaneamente è un’azione impossibile per l’essere umano (e nonostante le minime conoscenze di biologia, possiamo immaginare anche per le altre specie). Questo modo di dire ligure, tuttavia, va ovviamente al di là del solo dato oggettivo, per indicare che non si possono fare due cose opposte in contemporanea, perché si finisce per farle entrambe male. Un po’ come “tenere il piede in due scarpe”, ma adattato alla zeneize.  

A bella de Toriggia, tutti a vêuan, niscun a piggia - La bella di Torriglia, tutti la vogliono, nessuno la prende
La Bella di Torriglia è quasi una figura mitologica, la cui reale esistenza è di dubbia assegnazione, ma che ha dato origine a molti modi di dire tipici della zona di Genova e persino a un dolce tipico del Comune di Torriglia, nell’entroterra. Questo detto, che per via delle rime ricorda una filastrocca, può essere usato in situazioni in cui qualcosa di molto ambito non viene poi accolto con l’entusiasmo atteso.

Chi no cianze, no tetta - Chi non piange non succhia il latte dal seno. Anche questo modo di dire, come molti detti popolari, viene dall’osservazione della realtà. Durante l’allattamento, di fronte a due neonati, la madre allatta istintivamente prima quello che piange. Da qui deriva un comportamento diffuso anche tra gli adulti, di piangersi un po’ addosso cercando di ricavarne qualcosa di buono. La cosa più triste è che di solito funziona.

Anda a fase na vasca - Andare a fare due passi. I genovesi non passeggiano, non si fanno un giro e non fanno due passi: i genovesi fanno le vasche. Un’espressione che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non indica affatto il numero di vasche che si fanno in piscina, quanto il “farsi un giro” senza una meta o uno scopo particolare, per il semplice desiderio di passeggiare.

Essere miscio - Essere al verde. Se volete sentire questa espressione pronunciata da un vero genovese, provate a chiedergli in prestito dei soldi, o di offrirvi la cena. La sua risposta sarà forte e chiara: sono miscio. A scanso di equivoci, chiariamo che solitamente un genovese che risponde in questo modo a una domanda legata ai soldi non è davvero al verde, ha solo un grande desiderio di farsi offrire qualcosa da voi. 

Essere nella bratta - Essere nei guai. Questo modo di dire potrebbe essere raffigurato visivamente come qualcuno imprigionato nelle sabbie mobili, o comunque nel fango. Da questo è facile intuire che un genovese “nella bratta” non se la sta cavando molto bene. Il detto, a seconda della situazione, viene usato anche con un’accezione ironica, per denotare una situazione non totalmente positiva.

Refrescumme. Il refrescumme non è un vero e proprio modo di dire, ma è una parola che a Genova capita di sentir nominare molto spesso, per cui è bene che siate preparati -soprattutto nel caso in cui venga rivolta personalmente a voi-. Il termine indica infatti uno spiacevole odore di umido o di bagnato, che davvero non potrebbe essere espresso meglio di così.

Grande, grosso e abelinôu - Grande, grosso e un po’ tonto. Una cosa è certa: un genovese che vi si rivolge in questi termini non è un genovese amico. Questo modo di dire indica infatti una persona di corporatura robusta o di altezza notevole, solitamente di sesso maschile, che benché abbia una notevole prestanza fisica, non vanta la stessa sveltezza mentale. Abelinôu, che deriva dalla parola preferita dei genovesi belin, è un termine che, indica di per sé una persona poco sveglia e un po’ tonta.

Attacca-pomelli - Logorroico. Vi è mai capitato di incrociare per strada un conoscente e fingere di parlare al telefono o di andare di fretta per non dovervi fermare a chiacchierare? Probabilmente lo avete fatto perché, anche senza sapere ancora cosa volesse dire, quel conoscente è un vero attacca-pomelli, cioè una di quelle persone che sarebbero capaci di tenerci ore e ore a parlare della propria vita, senza per altro mai lasciarci intervenire. Gli attacca-pomelli a Genova si evitano come la peste: il genovese vero preferisce sempre mugugnare invece che chiacchierare.

Dopo questa bella carrellata tocca a voi raccontarci i vostri detti preferiti, se siete zeneizi, o magari chiederci il significato di una frase che avete sentito a Genova, se siete dei foresti

Di Barbara Cosimo

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