Stabile di Catania: bando, polemiche e programmi futuri. Il Cargo? Al capolinea

Genova, 18/02/2018.

«Mai avrei creduto di vincere». Questa è la frase che, circa a metà della nostra intervista, Laura Sicignano, fresca di nomina alla direzione dello Stabile di Catania, pronuncia a partire da un grande sospiro carico di emozione e suona come un vero sfogo dentro l'incalzare delle domande e gli eventi che l'hanno vista protagonista. «È successo tutto così in fretta». La partecipazione al bando del teatro è presto spiegata: «L'ho fatto perché, come sai, mi piace sparare in alto e a trecentosessanta gradi». Mentre a proposito delle polemiche, che legano la sua nomina a questioni politiche e di potere, la neo-direttora risponde: «Non ho tempo né energia per occuparmi di polemiche. Il compito ora è difficile. Si tratta di gestire un teatro pubblico che ha grandi complessità e un deficit di 13milioni di euro con cui fare i conti. Le persone del Cda, che ho appena conosciuto, mi hanno fatto un'ottima impressione  e mi sento rassicurata dalla loro presenza».

Quali passaggi ufficiali hanno portato a questo esito? Come si è articolata la selezione? «Il bando prevedeva tre passaggi», il tono di Sicignano qui è fermo e preciso. «Una prima selezione avveniva su curriculum, quindi era previsto un colloquio, che ho chiesto di fare via Skype. Infine, era richiesta la preparazione di un progetto artistico triennale con relativo bilancio. La terza fase l'ho preparata durante le vacanze di natale, perché la scadenza era fissata al 22 gennaio». Esattamente come indicato dal bando "Candidature e curriculum dovranno essere inviati entro il 15 novembre. Il Cda li valuterà già entro il 17 novembre e ai candidati selezionati verrà chiesto di presentare un progetto triennale. I migliori elaborati saranno oggetto di un colloquio per l’individuazione della candidatura più idonea". Seguiva link da cui scaricare Bando e domanda di partecipazione. Quando nel 2014 avevi partecipato al bando per la direzione del Teatro Stabile di Genova la procedura era stata la stessa? «No, la selezione avveniva per curriculum e progetto e basta, il bando non prevedeva colloqui».

Cosa succede adesso? Quando entri in servizio? «La settimana prossima stipulerò il contratto. Da marzo mi trasferirò a Catania. Dovrò mettermi a studiare e subito, ma sono una secchiona quindi non è un problema. Ci sarà un primo mese di contatti e relazioni, in continuo dialogo con il Cda per capire la situazione di bilancio e conoscere meglio il commissario straordinario Giorgio Pace: tutti mi dicono abbia gestito molto bene il risanamento. Solo quando avrò verificato tutti gli aspetti tecnici e pratici della situazione sarò in grado di dire se il progetto artistico che ho presentato è realizzabile. Certo poi ci sarà una parte creativa e l'incontro con la città: penso agli artisti, ma anche ai medici, gli architetti, gli avvocati e tutta la società civile. Penso a portare il teatro fuori dal teatro, in spazi non teatrali e nelle periferie che, sono sicura, siano scelte già attive, quindi non sarò certo pioniera, perché ho la percezione di un territorio molto attivo e vivace, ma magari si può valorizzare o razionalizzare quanto c'è già».

Tornando alle polemiche in atto, cosa credi possa aver convinto il Cda rispetto al tuo profilo? «Penso di aver mostrato con il mio curriculum e la mia storia di aver fatto molto con poche risorse e in modo sempre coerente. Il figlio di Turi Ferro, Gugliemo, che ho conosciuto solo ieri (17 febbraio) quando mi ha stretto la mano alla conferenza stampa, mi hanno detto, ma non l'ho ancora visto, sta facendo girare un suo post su FB in cui presenta la sua visione del perché hanno scelto me. Forse è uno sguardo pulito sulla faccenda di una persona che conosce il territorio e l'ente in questione dall'interno. Per altro lui non aveva risposto al bando come sosteneva qualcuno, quindi mi pare ancora più obiettivo il suo punto di vista. Non vorrei fare facili ragionamenti, ma credo che quando una donna vada al potere si cerchi sempre di trovare una ragione per sminuirne le capacità: o è andata a letto con qualcuno, o è stata sostenuta per qualche bieco intrigo, ecc. ecc. Ormai ci sono abituata, ma speriamo che le prossime generazioni di donne possano vivere la loro carriera in modo più sereno». 

Uno stralcio dal post di Gugliemo Ferro, figlio di Turi Ferro: "Prima di tutto vorrei fare un grosso in bocca al lupo alla nuova direttrice dello Stabile di Catania. Finalmente una donna e finalmente aria nuova. Poi a chi lamenta la sua provenienza nordica, ricordo che i 13.000.000 € di debiti e il rischio fallimento erano lasciati dalle due precedenti direzioni. Complimenti a chi l'ha nominata era l'unico modo per uscire da logiche locali e di basso profilo".

E il Cargo? Che ne sarà del Teatro del Ponente di Voltri? Come si stava sviluppando la situazione critica della scorsa primavera per cui avevi lanciato una petizione? «C'è un tavolo di lavoro sulla vicenda a cui partecipano Regione Liguria, Comune di Genova e Teatro della Tosse. Si tratta di accelerare i tempi». Sì, ma di cosa stiamo parlando? Quale soluzione si sta valutando? «Di una recessione di ramo d'azienda. Sono sicura che le istituzioni non vorrano lasciare sguarnita la zona che è ormai abituata a un presidio culturale».

E la compagnia Teatro Cargo? Avete fatto la domanda per accedere ai finanziamenti erogati tramite il Fondo Unico dello Spettacolo 2018-2020? E i bandi della Compagnia di San Paolo? «Non abbiamo fatto domanda per il FUS. Non abbiamo risposto ad alcun bando della Compagnia di San Paolo. Il mio progetto di vita era profondamente cambiato e così quello per il Cargo. Stavo immaginandomi come regista freelance a chiamata pronta a lavorare con varie realtà. Avevo maturato la decisione di non portare più avanti il Cargo come progetto complessivo. Per una serie di circostanze del nostro tempo, un teatro di quelle dimensioni non è più in grado di sopravvivere. E soprattutto stava diventando poco dignitoso per me e per le persone che mi circondano andare avanti. Non era più un'impresa di questi tempi». Per altro è notizia di questi giorni che il FUS è diminuito di 9milioni di euro, ovvero si è passati dai 341.716.856 euro ai 333.941.798 euro (il dettaglio sulla situzione spartizioni tra prosa e altre categorie su ateatro.it nel breve articolo del 16 febbraio).

Qualche traccia del tuo programma artistico triennale per lo Stabile di Catania? Lo conoscevi già? L'hai frequentato? «Lo stabile di Catania l'ho solo studiato da lontano. Non lo conosco. Posso offrire uno sguardo da lontano e forse questo sarà un motivo di difficoltà perché dovrò imparare a conoscere il territorio anche dal punto di vista artistico. Per il me comunque il teatro è il luogo della polis, dove si incontrano i dibattiti più urgenti della città. Quindi per prima cosa voglio conoscere il patrimonio artistico del territorio che è molto vivace da che mi risulta. So che esistono molti spazi alternativi allo stabile, è una città colta Catania e il fermento si sente. Nella missione di uno stabile, poi, c'è quello di valorizzare nuovi talenti e questo sarà come sempre anche tra le mie priorità. Un altro cardine per me è intercettare il dibattito cittadino, intrecciare il discorso artistico con quello civile, parlare della contemporaneità attraverso il teatro, fare un discorso poetico a partire dalle urgenze del contemporaneo. Il mio è un progetto fattibile ma non è detto che si farà così come l'ho proposto. Si parla di 13 milioni di euro di deficit al momento da risanare, non è uno scherzo per niente confrontarcisi. Senza il risanamento nessun progetto artistico ha senso. Il mio compito è anche quello di attuare le direttive del Cda rispetto a questo percorso verso la risoluzione economico-finanziaria dello stabile etneo. Quindi c'è anche un aspetto pragmatico a cui devo dare la precedenza, che include l'inconto con il gruppo dei dipendenti».

Sulla recente nomina del nuovo direttore artistico dello Stabile di Catania, leggi anche:

La notizia della nomina
L'intervista a Moni Ovadia

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