Genova, 23/01/2018.
Torna a uno dei suoi primi amori Carlo Denei: la musica. Il comico dello storico gruppo dei Cavalli Marci, autore televisivo del programma Striscia la notizia e cantautore, ha pensato che il modo migliore per lanciare il suo secondo e ultimo disco, L'ora di te, realizzato a quattro mani con Nicola Ursino, e magari guadagnarsi anche il palco dell'Ariston durante la serata finale del Festival («Visto che non sono Vasco e non posso contare sulla sua fama»), era ingegnarsi e inventare qualcosa fuori dal comune.
Da qui l'idea di un concerto itinerante: 146 chilometri da percorrere in 8 giorni di cammino rigorosamente a piedi. E non nasconde di aver dovuto lavorare sodo per affrontare l'impresa da guinness dei primati: il concerto più lungo del mondo.
La partenza è fissata per sabato 3 febbraio, dopo la presentazione del disco in Via del Campo 29 rosso alle 11, alle 14.30 partirà da piazza De Ferrari, attraversando tutto il ponente ligure in un percorso a tappe: da Sestri Ponente a Cogoleto da Cogoleto a Celle Ligure e poi, Spotorno, Pietra Ligure, Albenga, Diano Marina e, ultima e più importante tappa, Sanremo. Arrivo previsto sabato 10 febbraio, giornata finale del Festival, una coincidenza non casuale: la speranza è che «Claudio Baglioni noti l'impresa di questi due folli e ci inviti sul palco».
In ogni città si fermerà in tutti i negozi e attività che lo chiedono (bar, trattorie, tabaccherie, pollerie) per eseguire una canzone del disco e poi avviarsi alla prossima tappa, da qui il concerto più lungo del mondo. In alcune città sono previsti anche dei concerti serali che alternano musica e cabaret.
Carlo Denei, come è nata questa idea di un concerto
itinerante, che promette di entrare nel guinnes dei primati per
lunghezza?
«Tutto nasce per divertimento e pura
goliardia. Con Nicola Ursino, che è l’arrangiatore dei pezzi, ho
fatto un disco, e ci siamo detti: come lo lanciamo? Potremmo
portarlo a piedi a Sanremo, è stata l'idea. Partiamo da Genova
nella settimana del Festival e arriviamo a Sanremo sabato, nella
speranza che Baglioni si accorga di questi due pazzi e ci inviti
sul palco dell’Ariston o al Dopo Festival».
Comico, autore di Striscia la Notizia e ora anche
cantautore…
«Avevo tempo. Faccio cabaret, laboratori e
ho trovato il tempo per questo primo amore che è la musica. Non
sono un musicista, strimpello la chitarra, e da lì, però, è nata
una cosa che adesso è diventata importante e vorrei fare di più
anche come cantautore. E se va male? Alla fine ho anche l’alibi,
potrò dire che sono un comico».
Per il disco hai scelto come titolo L'ora di
te, perché ?
«Un titolo non casuale, vuol dire che è arrivato il mio momento: o
ora o mai più. Perché se non lo avessi fatto ora, ho già
sessant'anni, non lo avrei fatto più. Ma la canzone che dà il
titolo al disco e che parla di me padre separato che aspetta il
sabato per vedere il figlio, non la ascolteremo, è rimasta inedita
perché potrebbe essere cantata da qualcun altro. D'altronde,
anche fare l'autore di canzoni non mi dispiacerebbe...».
Non ti fermi mai, sempre pronto a metterti in gioco in
nuove avventure, cosa ci sarà in questo disco che vede anche un
contributo di Ezio Greggio e Enzo Iacchetti.
«Sono in tutto 10 brani e principalmente canzoni d’amore, di cui
una dedicata a mia moglie, Occhiali cinesi. Poi parlo di
amore per la mia città, che è un’amore contraddittorio, amo alcune
cose e meno altre. Mentre il contributo di Greggio e Iacchetti è
stato un regalo che mi hanno fatto, li ascolteremo in Come
farò, una canzone spensierata. E poi c’è la collaborazione di
Elisabetta Macchiavelo in Dopo la pioggia»
Dicevi di un'amore contraddittorio per Genova, città
dove ritorni sempre e dove vivi, cosa ti piace di più e cosa
vorresti cambiare.
«È una città che potrebbe dare
tantissimo e invece non dà abbastanza. Mi riferisco anche agli
immigrati, dovrebbe coinvolgerli di più. Vorrei che fosse come
Londra, una città multirazziale, vorrei che vivesse l’altro come
risorsa, invece so che ci sono dei muri. Vorrei che fosse una
città, non solo che accoglie, ma che integra. Nel disco c’è una
canzone che si chiama Alberi, che è la canzone di apertura
- ha sostituito L’ora di te -, e parla di tolleranza, io
l'ho immaginata così, poi ognuno darà la sua lettura. Ma quando
guardiamo un albero nessuno si domanda da dove arrivino i suoi
semi, e neanche della provenienza degli animali ci si pone domande,
mentre delle persone sì».
Tonando a Genova?
Funzionano poco i locali che potrebbero fare musica e cabaret, c’è
troppa burocrazia che sta osteggiando il nostro lavoro. Ma al di là
di tutto ne sono innamorato.
Ti stai preparando per questo singolare
concerto?
«Sì, mi sto allenando camminando tanto. E
mentre mi alleno imparo a fidanzarmi con i tratti di
questa bellissima regione. Sono andato da Cogoleto a Celle, da
Voltri a Cogoleto, tutto a piedi».
Il tratto più impegnativo?
«Quello da Sestri Ponete a Cogoleto, sono circa 21 Km e ho visto
dei punti dove secondo google è impossibile andare a piedi.
Chiederò a chi vive in zona. In tutto percorrerò - dice Google -
146 chilometri. Aggiungiamo l’iva e arriviamo a 150».
Prossimi progetti?
«Sono in giro con lo spettacolo teatrale Se c’è pubblico
guarisco, testo mio e regia di Lazzaro Calcagno. E poi sono
concentrato su questo progetto del concerto, e poi ovviamente tutto
ciò che è cabaret».
Di Rosangela Urso