Pfm in concerto a Genova con Emotional Tattos: «La musica è come un tatuaggio»

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Genova, 06/11/2017.

Grande attesa per il concerto della Premiata Forneria Marconi, Pfm per gli amici, al Carlo Felice mercoledì 15 novembre. Lo storico gruppo, si sa, dal vivo sfodera gli artigli e regala spettacoli di grande qualità. Passata indenne da oltre quattro decadi, la Premiata sta vivendo oggi un nuovo momento di splendore internazionale con un disco, Emotional tattoos, pubblicato in tutto il mondo e con un tour che tocca il Giappone, le Americhe e poi torna in Italia.

Abbiamo incontrato Pfm per farci raccontare le ultime novità direttamente dal cantante e batterista Franz Di Cioccio, membro fondatore della band, e dal bassista francese Patrick Dijvas, entrato nel gruppo nel 1973, dopo aver militato negli Area, una formazione di avanguardia e di grande rilievo artistico.

Il nuovo disco, uscito il 27 ottobre, è l’argomento del giorno. Emotional tattos è una svolta artistica che mette davanti a tutto i testi e racconta una visione odierna del pianeta e dell’essere umano. «È la nostra storia – afferma Di Cioccio - non abbiamo mai fatto un disco uguale al precedente. Non guardiamo al mercato, siamo dei combattenti, ogni volta vogliamo un incontro con qualcosa di nuovo che deve sorprendere».

Un disco che nasce per il mercato internazionale, con distribuzione Sony: «Ci ha contattato l’etichetta Inside out – racconta Dijvas - per questo il disco è anche in inglese. Abbiamo voluto due versioni, due dischi nella stessa confezione, uno italiano e uno inglese, con testi differenti. Gli inglesi che hanno ascoltato il disco, giornalisti e addetti ai lavori – dice il bassista - hanno reagito dicendo che i testi hanno contenuti più profondi di quelli a cui erano abituati». «Noi italiani, invece, siamo più bravi a cercare le motivazioni nei testi» – gli fa eco il batterista.

Il primo singolo, Quartiere generale, disegna la politica attuale: «Dice esattamente le cose come sono – continua Di Cioccio - da quanti anni non possiamo più decidere noi a chi vogliamo affidare la nostra vita?» A questo si aggancia un altro brano, lo strumentale Freedom square, la piazza della libertà intesa come un'agorà: «Come nell’antica Grecia – spiega la Pfm – parliamo alla piazza globale, con gli strumenti».

Un disco che non guarda i generi musicali, forse non soddisferà pianamente gli amanti del rock progressivo, ma Pfm non guarda alle mode: «Durante un picco di popolarità abbiamo fatto un disco di jazz rock – ricorda il bassista - un suicidio commerciale. Ma dopo tanti anni siamo ancora qui, perché facciamo quello che ci piace fare».

«Vogliamo che la musica sia così forte da tatuarti emotivamente - gli fa eco Di Cioccio - per questo il disco si chiama Emotional tattoos. Un esempio? Se tu ascolti Sergent Pepper dei Beatles sei tatuato per sempre. Se metti su il nostro primo album, Storia di un minuto, è lo stesso».

In questi giorni è uscito anche il remastering dei principali brani di Lucio Battisti, in un cofanetto quadruplo. Di Cioccio è il batterista in molte delle canzoni più famose. Inevitabile chiedere cosa ne pensa: «Mi ha fatto molto piacere – dice felice– riascoltando ho capito che io sono ancora così, come all’epoca. La grandezza di Battisti era che ti faceva fare quello che volevi, brani come Mio Dio no sono registrazioni nate improvvisando e non sono state toccate».

Anche Dijvas ha suonato con Battisti: «Mi spiaceva che la musica di Lucio non fosse più nell’aria. Il remastering riporta di attualità un grandissimo artista».

«Ho risentito la canzone Emozioni – continua Franz – e mi sono commosso perché mi ha ricordato come è avvenuta la registrazione. Io dovevo entrare in un momento delicato, dove dice quando cade la tristezza in fondo al cuore come la neve non fa rumore, sono rimasto toccato dal testo e, in diretta, ho deciso di essere più morbido e ho suonato con i mallets (bacchette con il battente soffice) invece che con le bacchette. È uscito quel suono ovattato, simile ad A day in a life dei Beatles. Con la nuova masterizzazione si sente tutto e bene».

Tornando alla Pfm, è in arrivo un concerto a Genova e nuovo tour mondiale: «Una tournée devastante – sottolinea il frontman - Giappone, Usa, Sudamerica, Messico, ci sentiamo come due astronauti alla guida di una nave spaziale, Patrick è Han solo e io Chewbecca».

Già negli anni ’70 Pfm aveva calcato palchi di rilievo come la Royal Albert Hall di Londra, con la Regina che è passata in visita durante le prove, il Madison square garden di New York, l’Olympiastadion di Monaco, lo Spectrum di Philadelphia. Inoltre, recentemente è arrivato un nuovo riconoscimento dalla stampa inglese, che li ha messi al cinquantesimo posto nella classifica dei migliori gruppi rock di tutti i tempi.

E a Genova? Cosa vedremo al Carlo Felice? «La Pfm farà una serie di quadri che riguardano tutta la sua storia. Sarà un concerto impegnativo, ma non riusciamo a suonare meno di due ore e mezza». Lo spettacolo ospiterà anche quattro o cinque brani del nuovo disco, che si inseriranno in uno show lungo, molto articolato, che toccherà il periodo inglese, quello americano e quello italiano.

«Non possiamo dimenticare la musica a cui la gente è molto legata – conclude Franz Di Cioccio – siamo come uno chef stellato che propone i suoi piatti, sempre con lo stesso principio riassunto dal verbo inglese to play, suonare è uguale a giocare». Un gioco che resiste nel tempo: «Quando sono entrato nella Pfm – dice sorridendo Dijvas - non pensavo di fare tour internazionali a 70 anni, con sempre intatta la voglia di andare sul palco».

Oltre a Dijvas e Di Cioccio ci saranno Lucio Fabbri al violino (che collabora con il gruppo fin dal 1979), Marco Sfogli alla chitarra, Alessandro Scaglione alle tastiere, Alberto Bravin  a tastiere e voci, e il savonese Roberto Gualdi, che celebra il suo ventesimo anno da batterista della Pfm a fianco del leader.

Di Mario Riggio

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