L'importanza delle parole. La disabilità nel linguaggio dei media

Genova, 27/10/2017.

Indubbiamente scrivere bene e scegliere con cura le parole e i termini è o dovrebbe essere il lavoro di ogni bravo e scrupoloso giornalista o scrittore. Spesso però vengono accusati di superficialità e incompetenza, a torto o a ragione, e di non rispettare il codice deontologico.

Chi si occupa di informazione e divulgazione nell’ambito sociale deve tenere conto di molti aspetti come il pubblico a cui ci si rivolge, l’impatto che può provocare sulle persone, le conseguenze che quell’articolo o quel libro può suscitare,  ecc…

Nell’ambito della disabilità poi questa ricerca e attenzione deve essere ancora più importante e accurata per non incappare in parole inadatte e offensive. Recentementela F.I.A.B.A. (Federazione Italiana per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche) ha stilato un documento che ha presentato agli organi della stampa, nel quale sono contenute alcune linee guida a cui dovrebbero attenersi gli operatori del settore.

Questa nuova Carta Deontologica prospettata all’Ordine dei Giornalisti del Lazio durante un convegno tenutosi il 19 giugno 2017 al LUMSA di Roma vuole essere integrativa con altre Carte redatte in precedenza.

Secondo la Federazione non bisogna più scrivere  handicap e menomazione, ma neanche diversabile o costretto su una carrozzina: si introduca invece l'acronimo internazionale Prm (persona con ridotta mobilità) e non si usi mai disabile come sostantivo.

Finora non è stata dedicata ancora nessuna Carta deontologica dall’Ordine dei giornalisti per quanto riguarda il tema della disabilità perché non si è posta molta attenzione ai termini.

In questi anni si sono spesi fiumi d’inchiostro su quali fossero le parole più idonee a descrivere persone o situazioni inerenti la disabilità ma non si è mai trovata un'intesa unanime, come se si fosse timorosi di offendere quelle persone. È anche vero che dire handicappato o mongoloide è diventato offensivo, ma questo non vuol dire lasciarsi prendere dalla paranoia e inventare acronimi che nessuno capirebbe o nuovi vocaboli che avrebbero solo l’effetto di confondere il lettore.

Usiamo le parole che ci sono senza paura di suscitare offese e polemiche. Chi è intelligente non si si sentirà offeso.

Di Maria Pia Amico

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter