La Carmen di Amodio al Teatro Carlo Felice

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A causa di un infortunio al primo ballerino Davide Dato, il ruolo del protagonista Don José verrà interpretato da Amilcar Moret che, per precedenti impegni, non potrà sostenere la recita serale di sabato 8 luglio delle 20.30 (turno L), che non verrà effettuata. Per il recupero degli abbonamenti e dei singoli biglietti di sabato 8 luglio, ore 20.30, la biglietteria del Teatro resta a disposizione fino a sabato 1 luglio, per la rideterminazione del posto sulle recite annunciate. Orari di biglietteria: martedì-venerdì, ore 11-18, sabato ore 11-16 e un’ora prima di ogni spettacolo.

Genova, 05/07/2017.

Riparte da Genova con un nuovissimo cast la Carmen, pensata dal coreografo Amedeo Amodio nel 1995 per Aterballetto, quando ne era direttore. In tutto e per tutto rispondente all'allestimento di oltre vent'anni fa, con musiche originali di Giuseppe Calì,che adattava la partitura di Georges Bizet, questo pezzo di storia della danza italiana rientra in un progetto di valorizzazione di Daniele Cipriani, formatosi all’Accademia Nazionale di danza di Roma con la sua impresa di produzione, Daniele Cipriani Entertainment e sarà dal 6 al 9 luglio 2017 sul palco del Teatro Carlo Felice come ultimo appuntamento della stagione 2016-2017, ma anche titolo della seconda edizione del Genova Outsider Dancer.

Sposata da diversi anni l'idea di «recuperare i balletti che hanno fatto la storia» e che sarebbero andati persi o destinati alla rovina nei magazzini dell'Aterballetto, Cipriani ha recuperato e restaurato anche altre due coreografie di Amodio: «Lo schiaccianoci, con bellissime scene e costumi di Lele Luzzati,e Coppélia,sempre su scene e costumi di Luzzati».

Se per Cipriani tutta l'impresa di recupero ha già visto una prima fase e un riallestimento nel 2009 al Massimo di Palermo, con Eleonora Abbagnato, quella del Carlo Felice sarà una prima assoluta per il nuovo cast,che vede nel ruolo centrale Alice Firenze, ballerina dell’Opera di Vienna di origine genovese, al debutto nel ruolo e sul palco del teatro lirico della sua città. All'orizzonte per il 2018, il riallestimento di Mediterranea (1993) di Mauro Bigonzetti. Intanto a dicembre nel cartellone 2017-2018 il Carlo Felice ospiterà Lo schiaccianoci,che «nella sua tournée - conclude Cipriani - ha già riscosso un grandissimo successo con più di 25mila spettatori».

Generoso e affascinante affabulatore, Amedeo Amodio, che per sua stessa ammissione si sta avvicinando agli ottant'anni, contagiato da questi giovani interpreti, recupera chiarissimi stralci delle tappe salienti della sua formazione. Ricorda i tanti maestri, donne e uomini; non lesina anedotti su varie produzioni; ma soprattutto ritraccia il percorso di quel giovane danzatore educato al teatro come arte a tutto tondo che era a metà anni '50. Un'educazione fatta di recitazione, oltreché di danza tra la Scala, il Piccolo e le incursioni alle prove di Strehler, o all'Accademia dei Filodrammatici nella porta accanto. Capace di restare ore anche all'Accademia delle Belle Arti di Brera a osservare le pennellate di chi elaborava bozzetti o di passare l'intera giornata alla Scala accanto a chi cuciva in sartoria per seguire le scelte di tessuti e trame per ogni singolo personaggio e carattere.

Ecco da dove viene la Carmen di Amodio: da un vissuto artistico nutritosi ai tanti mestieri che si racchiudono nella parola teatro: «L'idea è nata dall'esperienza con Maria Callas in Anna Bolena. Ero uno dei paggetti, ma lei emanava vibrazioni tanto forti e particolari che, a parte la sua forza drammatica di interprete, ci colpiva come fosse magia. Ricordo che a fine spettacolo, dietro le quinte, dove di solito si faceva un gran chiasso, tutto era in silenzio. Non volava una mosca. Lei aveva lasciato uno spazio, un'atmosfera tanto forte che nessuno, tecnici e macchinisti includi, voleva sciupare. Avevo 16/17 anni».

Di quell'esperienza Amodio ha fatto una riscrittura dell'opera che introduce un gioco di teatro-nel-teatro per raccontare quell'antica emozione provata in scena accanto alla Callas. «Tutte le volte che finiva lo spettacolo vedevo una violinista che attraversava il palcoscenico per andare in camerino a complimentarsi con lei. Sono partito da questa scena, da quella violinista, da quell'atmosfera tanto forte per cui varie figure del dietro le quinte attraversavano il palco - per esempio un camionista venuto per le scene, un ammiratore con un mazzo di fiori - e a poco a poco venivano catturati dai personaggi del dramma. Da lì, la vicenda».

L'alzata di sipario ci offre alla vista «proprio quello della prima assoluta della versione dell'Opéra Comique del 1875, poi con una sorta di dissolvenza incrociata c'è la scena dei gitani. Per le pareti, che si muovono, c'è il bianco, che parla della situazione esterna, e il nero per quella interna. Lì Carmen, vestita da gitana, danza e vediamo l'ombra dei suoi movimenti che dopo un po' non corrisponde più, perché Carmen ha un sua etica, una sua forza, non cede alla volontà degli altri. Si avvicina a Don José, si scopre il volto, lui la bacia. L'ombra intanto ha preso a danzare scatenata. Don José quindi si gira e vede la Carmen cadere fragile».

Inflessioni jazzistiche nei costumi, i militari inveci sono vestiti come Corto Maltese di Hugo Pratt (costumi di Luisa Spinatelli). Il rito della vestizione corrisponde a quanto Amodio ha appreso in diretta in Spagna e il costume tradizionale arriva da una sartoria di Barcellona che ancora lavora secondo antiche indicazioni.
Tante le influenze, prosegue Amodio: «Balanchine, Marta Graham, Mario Ristoni e molte e molti altri. Non si tratta però di uno scimmiottare e di farne una copia, sono gesti diventati qualcosa che mi appartiene avendo vissuto con i grandi maestri poi sono stato in grado di restituire. Quell'arricchimento è quello che oggi passo ai ragazzi. Questa Carmen mi ha dato il piacere di rivisitare le mie avventure teatrali. C'è anche un po', pochissimo Flamenco, che viene dalla scuola gitana di Madrid: quando arrivai incontrai un signore senza una gamba e gli chiedi dove avrei trovato il maestro. Era lui. Mi insegnò tutto con l'aiuto della figlia piccola, che mostrava la partitura dei piedi, mentre lui batteva il tempo e gestiva la gestualità di torso e braccia, piena di rigore».

Felice di questo progetto di recupero, Amodio non evita di metterne in luce il lato debole: «Non avendo un teatro che ti assiste, è bello lavorare con questi ragazzi, ma sarebbe ancora più bello poter rendere questo gruppo più stabile. Altrimenti ogni volta partono per fare cose diversissime e così, quando tornano, bisogna ricostruire. E quello che è importantissimo è lo stile. Questi ragazzi sono tutti stupendi, ma dovremmo potere lavorare cinque o sei mesi per affinare lo stile e sondare insieme le tante possibilità del corpo».

Della Carmen di Alice Firenze, Amodio dice: «Ha sguardo e personalità. Lei è particolare; ho avuto diverse interpreti e poi è un ruolo con tante sfacettature, ma qui la variazione è il personaggio stesso, una Carmen sua». Una donna forte, «che sa quello che vuole - conclude Alice Firenze -, ma è anche molto dolce e, se presa in maniera giusta, si lascia andare. Mi ci ritrovo molto. Credo che sia uno dei ruoli più difficili».

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6-9 luglio 2017 @ Teatro Carlo Felice
Carmen
balletto in due atti di Amedeo Amodio
dal racconto di Prosper Merimée
coreografia e regia Amedeo Amodio
Intepreti: Don José, Amilcar Moret; Carmen, Alice Firenze*; Escamillo, Marco Lo Presti; l’ufficiale, Valerio Polverari e con Elisa Aquilani, Emilio Barone, Andrea Caleffi, Sergio Chinnici, Valentina Chiulli, Umberto De Santis, Marco Fagioli, Ilaria Grisanti, Noemi Luna, Giulia Neri, Dennis Vizzini

* ballerina dell’Opera di Vienna

direttore d’orchestra Alessandro Ferrari
musica Georges Bizet
adattamento e interventi musicali originali Giuseppe Calì
scene e costumi Luisa Spinatelli
assistente alla coreografia Stefania di Cosmo
Orchestra del Teatro Carlo Felice
produzione Daniele Cipriani Entertainment

Di Laura Santini

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