Balletto: una Carmen mediterranea al Teatro Carlo Felice

Contenuto in collaborazione con il Teatro Carlo Felice.

Genova, 28/06/2017.

Dal 6 al 9 luglio arriva al Teatro Carlo Felice di Genova Carmen, il balletto in due atti di Amedeo Amodio, tratto dal racconto di Prosper Merimée. Coreografia e regia sono di Amodio, mentre Alessandro Ferrari dirige l'Orchestra del Teatro Carlo Felice. Le musiche sono di Georges Bizet, con adattamento e interventi musicali originali di Giuseppe Calì.

Sul palco Davide Dato (Don José) e Alice Firenze (Carmen), ballerini dell’Opera di Vienna. Poi Marco Lo Presti (Escamillo), Valerio Polverari (l'ufficiale) e Elisa Aquilani, Emilio Barone, Andrea Caleffi, Sergio Chinnici, Valentina Chiulli, Umberto De Santis, Marco Fagioli, Ilaria Grisanti, Noemi Luna, Giulia Neri, Dennis Vizzini.

Una violinista, terminata una rappresentazione di Carmen di Georges Bizet, si trova a vivere nuovamente il dramma della celebre sigaraia, quasi in un sogno: la rappresentazione reale termina e inizia quella onirica.
È quindi il sogno il pretesto narrativo da cui muove la Carmen di Amedeo Amodio, creata per Aterballetto nel 1995, affidata alla produzione di Daniele Cipriani.

Al di là dell’escamotage del sogno, quella di Amodio è una Carmen molto mediterranea, calda, asciutta come i venti del sud, dal tocco deciso e sicuro. Lo si nota tanto dall’impianto coreografico quanto dalle scene scarne: due pannelli mobili che ricordano pareti in calcestruzzo, sullo sfondo delle quali si muove tutta l’azione danzata. L’inizio e la fine del balletto sono invece connotate dal calare di un velario dall’alto, quasi a voler accompagnare lo spettatore nell’atmosfera onirica da cui prende piede la coreografia.

La musica (adattata da Giuseppe Calì) rimane quella di Bizet. Questo adattamento comprende alcune fra le pagine più celebri del melodramma, facilitando così lo svolgimento tipicamente narrativo del balletto. Un esempio su tutti: allo strumentale dell’aria di Micaela («Je dis que rien ne m’épouvante») corrisponde un assolo per Micaela. Quasi in contrappunto con la vacuità della scena si stagliano i costumi di Luisa Spinatelli (che firma anche le scene), fra i quali emergono quelli creati per il comparto femminile; sgargianti, sui toni del rosso, dalla foggia chiaramente spagnoleggiante.

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