Maria Stuarda al Carlo Felice: teatro nel teatro nella regia di Antoniozzi

Marcello Orselli
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Genova, 15/05/2017.

La tragedia lirica in due atti Maria Stuarda è in scena al Teatro Carlo Felice nei giorni 17-18, 20-21 e 24 maggio. «Questo spettacolo teatrale è un topos - afferma deciso e scanzonato il regista Alfonso Antoniozzi - è un'opera sia in prosa che in lirica estremamente teatrale». Vigoroso, entusiasta, informale, Antoniozzi cura la regia di quella che è una prima assoluta a Genova della Maria Stuarda. In una coproduzione tra Fondazione Teatro Carlo Felice e Fondazione Teatro Regio di Parma, questo lavoro di Donizzetti scritto nel 1834 non è mai stato rappresentato nel teatro d'opera genovese, nonostante la popolarità che si è guadagnata nel contemporaneo. All'epoca della sua realizzazione fu in realtà bollata come opera minore e rimase poco rappresentata nell'800.

«Ho pensato di sottolineare questo carattere teatrale - prosegue Antoniozzi -, quindi l'unico intervento sul libretto è indolore e assolutamente minimo. Ho puntato tutto piuttosto sul vecchio gioco del teatro-nel-teatro. Il pubblico sarà sempre conscio che quello che vede è finzione. C'è una sottile cattiveria da parte mia in questo, ma visto che gli artisti sono molto bravi è cosa da poco. Le loro competenze ci ha permesso di attingere a un repertorio operistico tutto italiano, che ripercorriamo integralmente. Qualcuno magari storcerà il naso di fronte a gesti e convenzioni che fanno del melodramma ottocentesco quello che è stato. Una scelta che vuole ricordare come questi testi non si possono fare altrimenti: occorrono grandi interpreti. Vi farò vedere anche tutti i cambi di scena, anche questo grazie a uno staff tecnico del Carlo Felice che ho trovato straordinario. Chi sta a casa può continuare a dire che le voci non ci sono più, gli altri possono venire a sentirle guidate da un maestro che le sostiene e le guida in modo creativo».

Le voci sono Elena Mosuc (in scena 17, 21, 24 maggio) e Desirée Rancatore (in scena 18, 20 maggio) per il ruolo di Maria Stuarda, regina di Scozia;  quelle di Silvia Tro Santafe (17, 21, 24 maggio) e Elena Belfiore (18, 20 maggio) per Elisabetta, regina d’Inghilterra; quindi Roberto, conte di Leicester interpretato da Celso Albelo (17, 21, 24 maggio) e Alessandro Fantoni (18, 20 maggio); Giorgio Talbot da Andrea ConcettiLord Guglielmo Cecil da Stefano AntonucciAnna Kennedy, la dama di compagnia, da Alessandra Palomba.

«Questo ruolo l'ho interpretato molte volte - afferma Elena Mosuc, ricordando le sue origini genovesi -. È stimolante, sia vocalmente che nel recitativo. Sono la regina cattiva». Alessandra Fantoni dice: «Il mio è un piccolo ruolo, sono la dama di compagnia e soffro con la mia regina di ogni singola pena». C'è chi sta accanto e chi invece «in mezzo a due regine, il mio è un personaggio complicato - dice Celso Abelo -. Entrambe hanno un carattere forte, io dovrei essere politicamente corretto, ma l'indicazione della regia è di lavorare a sedurre entrambe le regine. Una bella intuizione questa del regista Antoniozzi, che mi ha fatto scoprire un altro lato del carattere di Roberto. Antoniozzi ti fa scoprire sempre tante cose e ha sempre pronte due o tre soluzioni per ogni momento critico». Sarà più o meno difficile recuperare uno stile che nel tempo si è voluto in qualche modo aggiornare e lasciarsi alle spalle? «Non so, io penso al legato. E poi ho altre preoccupazioni: mi fanno uscire con la gonna. Devo dire che prima di essere cantante sono storico dell'arte e non ero convinto di questa lettura all'inizio. Poi mi sono confrontato con elementi storici e ora dico che hanno avuto ragione».

Il direttore Andriy Yurkevych conferma le parole del regista: «Sul palco vedrete figure che sanno cantare e recitare impegnate in ruoli difficilissimi. Io sono al loro servizio perché facciano del loro meglio». Yurkevych era già stato ospite al teatro lirico genovese, ma questa è la prima direzione di una produzione lirica al Carlo Felice: «Sono felice di averlo qui - afferma il direttore artistico Giuseppe Acquaviva - perché l'ho inseguito a lungo, e questo è un titolo impegnativo per la difficoltà dei ruoli vocali; non penso solo a Elisabetta ma anche al tenore, a cui è richiesta una tessitura acuta».

Con vigoroso entusiasmo, Antoniozzi ha solo superlativi per presentare la produzione, i due cast impegnati nelle cinque repliche, che definisce entrambi «magnifici», ma anche lusinghe per il direttore: «Cooperativo, musicale, amante delle voci. Con un direttore così è ancora più facile». La ragione di tanta iperbole è spiegata in pochissime battute: «Al Carlo Felice ci si sente accolti, voluti e protetti; si viene volentieri».

Dunque una produzione che esalterà la dimensione melodrammatica, che farà un salto indietro invece che trovare a tutti i costi un aggancio con l'attualità. Come mai? «Perché, anche volendo, non troverei alcuna figura del nostro tempo all'altezza di Elisabetta e Maria, intendo dire con il peso e il vissuto di queste due donne. D'altra parte calcare sul genere è anche sollecitato dalla presenza di due personaggi che sono due prime donne, perché devo asciugare?, mi sono detto. Facciamole recitare come delle prime donne. Tutt'e due. Non vi proporrò mulini a vento, né un allestimento polveroso. Tutto sarà teatrale, non ci sarà vita quotidiana. Poi magari la prossima volta la faccio in un manicomio, ma non è questa l'occasione». Una regia che vuole esaltare il genere, dunque, punto cardine per ogni melomane: «Ho piacere di mettere in scena ciò che musica e libretto suggeriscono, tutto qui. La questione religiosa c'è ed è molto chiara, ma resta un simbolo, perché nel libretto è solo accennata».

Del tutto positivo anche il nuovo direttore del coro, Franco Sebastiani, che per la prima volta si è presentato ufficialmente alla stampa: «Sono lieto di essere al Carlo Felice. Ho trovato un coro composto da cantori ricchi di esperienza e, se opportunamente stimolati, con tanta voglia di lavorare bene. Questa stagione che si avvia ormai alla conclusione è stata molto intensa e anche se il coro in Maria Stuarda non è impegnatissimo - c'è solo nel finale del secondo atto - questo allestimento gode di una regia e scenografia molto belle e di una direzione di grandissimo livello». 

Antoniozzi tornerà a Genova con la sua Bolena, «ambientata negli anni Venti e Trenta». Come di consueto accanto all'allestimento operistico sono previste varie collaborazioni e tutta una serie di eventi collaterali, tra cui alcune conferenze e incontri: lunedì 15 maggio (ore 17.30) alla Feltrinelli il musicologo-compositore Massimo Pastorelli introduce il cast e mercoledì 17 maggio, nel foyer del teatro, verrà inaugurata una mostra che coincide con una raccolta fondi destinati ai territori colpiti dal terremoto del 2016, a cura dell'associazione Aidda (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d'Azienda): Castelluccio di Norcia, un prezioso fiore nel cuore dell'Italia.

«La nostra associazione vuole fare rete - ha spiegato Barbara Borsotto di Aidda -. Avevamo già un lavoro fotografico sui fiori selvatici a Castelluccio di Norcia. Poi c'è stato il terremoto. Abbiamo così costruito una mostra itinerante che giri per l'Italia e possa offrire sostegno all'imprenditoria femminile nelle zone terremotate. Un progetto che vuol far riattivare una località e far rifiorire l'Italia».

Altra importante collaborazione è quella attivata con il Liceo Artistico Statale Paul Klee-N. Barabino e con Francesco Cento, docente di discipline plastiche e progettuali al Liceo Klee, ma anche appassionato studioso d'opera, nonché autore del Dizionario donizettiano, edito da Libreria Musicale Italiana. Grazie a questa collaborazione, gli studenti del liceo potranno allargare gli orizzonti didattico-culturali, per esempio lavorando in presa diretta su tutto quello che riguarda la parte della scenografia e dei costumi e sul percorso che porta dai bozzetti alla realizzazione con i materiali. A proposito del dizionario, realizzato grazie a un contributo francese, sostenuto dalla Donizetti Society, e completato grazie alla collaborazione della Biblioteca Universitaria e dell'Istituto Mazziniano, il dizionario consta di «oltre trecento voci e racconta tutto Donizzetti. Ovviamente - spiega Cento - è impossibile essere esaustivi, dal momento che esiste una bibliografia molto estesa sull'autore».

Cento ripercorre alcuni passaggi della storia tormentata di questa opera donizettiana: «Era tutto pronto a Napoli- costumi, scene - ma il debutto fu bloccato. Il libretto era molto duro, si parlava di figlia impura di Bolena, di meretrice, di bastarda. Non meno difficile nel 1835 il debutto a Milano. Tant'è vero che le due interpreti, Giuseppina Ronzi de Beignis e Anna del Sere, vennero alle mani, la del Sere era mingherlina, l'altra robusta e quindi nonostante morsi e calci poi la del Sere ad avere la peggio. Anche a Milano comunque le repliche vennero interrotte dagli austriaci per via dei quarti di parentela che restavano implicati nella vicenda tra i due regni. Il librettista aveva solo 17 anni, Donizetti però non fu scontento del suo lavoro. Comunque, la censura alla fine portò quel diciasettenne, Giuseppe Bardari, a proseguire gli studi giuridici per divenire prima avvocato poi giudice. La sua esistenza fu però segnata ancora dai Borboni che lo perseguitarono perché sosteneva la prostituzione. Fu reso libero con l'arrivo di Garibaldi».

Infine uno spaccato sull'uomo Donizetti e le sue idee: «Donizetti dichiarò sempre di non avere interessi politici, però tanti erano gli amici mazziniani a lui cari. E infatti il suo indirizzo a Parigi, quando era maestro di cappella per gli austriaci, era usato per la corrispondenza tra mazziniani. Giuseppe Donizetti, il fratello, fu a Instabul e il figlio di lui studiò a Genova, per questo il compositore instaurò un forte rapporto con la città. Fu qui che fece, nel 1834, Il diluvio universale».

Maria Stuarda
libretto di Giuseppe Bardari
musica di Gaetano Donizetti
direttore d’Orchestra Andriy Yurkevych
regia Alfonso Antoniozzi
scene Monica Manganelli
costumi Gianluca Falaschi
luci Luciano Novelli
orchestra e coro del Teatro Carlo Felice
maestro del Coro Franco Sebastiani
allestimento in coproduzione tra Fondazione Teatro Carlo Felice e Fondazione Teatro Regio di Parma

Di Laura Santini

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