Maria Stuarda al Teatro Carlo Felice: Eva contro Eva all'opera

Marcello Orselli

Contenuto in collaborazione con il Teatro Carlo Felice.

Genova, 12/05/2017.

L’opera, già di per sé, è donna, si sa: Violetta, Carmen, Turandot... Figuriamoci, allora, Maria Stuarda, tragedia lirica in due atti di Donizetti, che ha non una, ma due donne protagoniste. Anzi, due primedonne, visto che sono due regine rivali in tutto: politica, religione, amore. Autore di grandi ritratti di donne complesse (Lucia di Lammermoor), Donizetti, in Maria Stuarda, si è superato, realizzandone due in una volta sola: Elisabetta I d’Inghilterra e sua cugina Mary Stuart, regina di Scozia.

Protestante la prima e cattolica la seconda; voce sopranile scura (tanto che oggi il ruolo di Elisabetta viene cantato da un mezzosoprano) contro voce sopranile chiara. Due psicologie, due caratteri, due storie, due visioni del mondo contrapposte simbolizzate da due vocalità simili e diverse al tempo stesso, come in una sorta di Eva contro Eva del primo romanticismo (l’opera debuttò alla Scala nel dicembre del 1835).

Un caso unico nella storia dell’opera, anche per la durezza verbale dello scontro tra le due: alla fine del primo atto, Maria, che Elisabetta tiene prigioniera da vent’anni e di lì a poco condannerà alla decapitazione (e questa è storia vera), insulta la cugina con epiteti che per lungo tempo hanno imbarazzato le cantanti e scatenato la censura. Scelta coraggiosa per l’epoca, dovuta a un librettista esordiente, l’audace diciassettenne Giuseppe Bardari (che sarebbe diventato magistrato e garibaldino). Parole brutte avvolte da una musica sublime.

Sì, perché in Maria Stuarda Donizetti si muove sempre fra il tragico e il nobile, non rinunciando mai all’eleganza della vocalità femminile anche nei momenti più drammatici. Come nell’indimenticabile scena finale, in cui Maria si consegna al boia commossa, ma anche ferma e lucida, sentimenti contrastanti che Donizetti ricompone magistralmente nell’alternarsi delle musiche che accompagnano la regina di Scozia verso la sua fine.

Al Carlo Felice Maria Stuarda va in scena a partire da mercoledì 17 maggio (ore 20.30). E sarà, per Genova, una prima assoluta: in quasi due secoli mai la nostra città ha messo in scena il secondo capitolo del ciclo delle regine di Tudor che Donizetti realizzò nel giro di pochi anni (Anna Bolena, 1830; Roberto Devereux, 1837). Sul podio, a dirigere Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice, Andriy Yurkevych e, sul palco, un cast d’eccezione: Elena Mosuc (Maria Stuarda), Silvia Tro Santafé (Elisabetta), Celso Albelo (Roberto), Andrea Concetti (Giorgio Talbot), Stefano Antonucci (Lord Guglielmo Cecil), Alessandra Palomba (Anna Kennedy).

La regia è di Alfonso Antoniozzi, baritono di fama mondiale che da tempo si dedica anche alla regia e che, con questo allestimento, porta avanti la sua riflessione intorno alle regine di Donizetti iniziata l’anno scorso con il Devereux. Le scene sono di Monica Manganelli, che parte dal teatro inglese cinquecentesco (contemporaneo dei fatti raccontati) per arrivare a quello più moderno (come concezione e tecnologia). Costumi, raffinatissimi, di Gianluca Falaschi e luci di Luciano Novelli. Repliche fino al 24 maggio.      

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