Carta bianca: De Cataldo all'Archivolto con Servillo, Dighero e Signoris

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Contenuto in collaborazione con il Teatro dell'Archivolto.

Genova, 28/04/2017.

Mercoledì 3 e venerdì 5 maggio, al Teatro dell’Archivolto, sala Gustavo Modena, ore 21, Carta Bianca De Cataldo, due serate dedicate all’universo letterario del giudice-scrittore, voce forte della letteratura noir italiana grazie a libri come Romanzo Criminale e Suburra. Curate da Giorgio Gallione, le serate (una produzione Teatro dell’Archivolto), con protagonista Giancarlo De Cataldo, vedranno alternarsi sul palco gli attori Ugo Dighero, Peppe Servillo e Carla Signoris

Si parte mercoledì 3 maggio con un focus su Crimini, con Giancarlo De Cataldo, Ugo Dighero, Peppe Servillo. I racconti di Giancarlo De Cataldo svelano un’Italia “nera” e corrotta, che non fa nulla per nascondersi. L’Italia delle scorciatoie e del disprezzo del lavoro; quella del mito dell’arricchimento individuale, della droga, delle nuove periferie e degli assassini. Tanti fulminanti “romanzi criminali” raccontati da un narratore consapevole però che, in altre circostanze della vita, avremmo potuto benissimo anche noi trovarci dalla parte sbagliata della storia. Nel corso della serata Peppe Servillo legge Il mago, tratto da Teneri assassini; Ugo Dighero legge Fratellini d’Italia, da Viva l’Italia. 

Si prosegue venerdì 5 maggio e l'attenzione si sposta su Pertini il combattente, con Giancarlo De Cataldo, Ugo Dighero, Carla Signoris. «Soldato. Partigiano. Giustiziere. Padre della patria. Presidente. Pertini è stato - scrive De Cataldo - tante cose. Anche un eroe. E a volte gli eroi compiono scelte difficili, cose che potrebbero sembrare tremende. Ma dovevo raccontarle, come scrittore, come cittadino e come padre».  Come si racconta la vita di Sandro Pertini, uno che ha attraversato da protagonista tutte le stagioni del Novecento italiano? Da dove si parte: dal militante socialista, picchiato e bandito dal fascismo, che al fianco di Turati fugge dall’Italia su un motoscafo nel mare in tempesta? Oppure dal partigiano che, dopo quattordici anni fra carcere e confino, diventa intransigente giustiziere di camicie nere? O magari dall’ultima fase, dall’immagine benevola del vecchietto con la pipa? Per De Cataldo Pertini è qualcosa di più: è l’integrità che illumina la lunga notte del regime e della prima repubblica, è l’orgoglio delle idee, è la furia della battaglia. È l’eroe severo, ma anche guascone e maldestro, che tutti noi vorremmo avere accanto.

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