I Millennials, i giochi da tavolo e la mia tinta per capelli

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Genova, 27/01/2017.

Periodaccio lavorativo. Torni a casa alla sera stanca morta e non hai forze che per cenare e spalmarti sul divano. Ma la tua ricrescita non lo sa (e in ogni caso se ne frega).
Il tempo di andare un paio d’ore dal parrucchiere proprio non sei riuscita a trovarlo questa settimana, è già sabato e domenica hai una cena alla quale devi essere presentabile.

È deciso. Stasera mi faccio la tinta in casa (ogni donna ha in casa un kit di emergenza per la tinta in casa, esclusa probabilmente Melania). Fa parecchio freddino fuori, ma la mia figliola (una di quelle col giaccone verde e le caviglie nude) è uscita ugualmente a fare un giretto nel centro storico genovese con gli amici.

Ti appresti al procedimento della tinta, che poi, tutto sommato, è anche rilassante. Squilla il cellulare, sono circa le 21.30. La figliola è uscita da una mezz’ora, cosa può volere di già?
«Maa, fa freddissimo! Io e i miei amici possiamo venire a casa al caldo?». Vuoi dirle di no? «Eh, tesoro mio, te l’avevo detto che stasera faceva freddo. Certo che potete venire, mica vorrete stare in giro a congelarvi».

I tuoi progetti di tintura sfumano tristemente in una manciata di secondi. Per un attimo valuti anche che, mentre i ragazzi sono nella loro stanza a chiacchierare, tu potresti anche chiuderti in bagno per un’ora e attuare il procedimento, ma poi realizzi che non è fattibile e rinunci. La figliola e i suoi due amici maschi arrivano poco dopo (con cappelli, sciarpone e caviglie con una sfumatura tra il rosso ustione e il blu livido) e si piazzano sul divano.

Com’è che non vanno in camera? Si stanno solo acclimatando? Vabbè dai, facciamo un po’ di conversazione... Il tempo scorre e i ragazzi non sembrano volersi scollare dal soggiorno, nonostante la mia presenza e il fatto che io parli con loro. A un certo punto mia figlia propone di giocare tutti insieme a Visual Game (un gioco da tavola che da anni è diventato un classico delle serate tra amici, ndr).

Mi aspetto le facce schifate dei due amici che rifiutano con qualche scusa rocambolesca. E invece accettano! Sono io a provare un discreto diniego, ma non sono abbastanza ferma nella mia decisione e, d’altronde, bisogna fare almeno due squadre, quindi il quarto uomo serve obbligatoriamente.

Il gioco consiste nel far indovinare al proprio compagno un oggetto, o un verbo o un luogo, senza l’ausilio di parole o gesti, ma soltanto disegnando. Contrariamente a quello che tutti pensano, disegnare bene non è affatto una dote necessaria per vincere a questo gioco: conta molto di più la capacità di sintetizzare e semplificare il soggetto in modo da renderlo intuitivo per chi guarda, quindi è un buon esercizio di comunicazione.

È divertente giocare con degli adolescenti, vederli nelle loro insicurezze, nelle loro esternazioni, nel loro modo di trasporre nel gioco i ruoli che cercano di darsi nella vita. E soprattutto è stato bello vedere che si stavano divertendo, ridendo e scherzando,a loro agio anche con un adulto tra loro. Poco dopo le 23 il gioco è terminato e i due amici sono tornati alle loro case. Io, mestamente, ma in fondo anche felice, ho iniziato a farmi la tinta ai capelli.

Di Cristina Torriano

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